Omelia (11-07-2004)
don Marco Pratesi
Farsi prossimo

Domandando "chi è il mio prossimo?" il dottore della legge domanda: "dov'è il limite del mio dovere verso gli altri? chi sono tenuto ad amare?".
È una domanda che ci facciamo spesso anche noi. Non si può amare tutti, specialmente oggi, quando i mass-media ci mostrano tutto quello che succede nel mondo e quanti bisogni ci sono. E per le strade quanti che chiedono aiuto. Allora ci si domanda: qual è il limite? Molti mettono il confine alla propria famiglia: ciò che sta oltre non mi riguarda.
Gesù corregge questa impostazione: non esiste un confine, un limite al di là del quale posso essere indifferente. "Un uomo scendeva...": un uomo, senza nessun'altra specificazione: razza, religione, storia. È un uomo e questo è sufficiente. Il samaritano non guarda nient'altro. Il bisogno dell'uomo ferito determina il fatto che il samaritano si avvicini. Egli supera la distanza esistente, si avvicina, si fa prossimo.
Non esiste quindi "il prossimo" (o il lontano) determinato a priori: è il bisogno a rendermelo tale. Farsi prossimo significa incominciare a esistere per l'altro e che l'altro incomincia a esistere per me. Se c'è un uomo che ha bisogno, io sono chiamato ad avvicinarmi, a cominciare ad esistere per lui e a far esistere lui per me. Non occorre che sia l'altro a chiedere, sono io che devo avere occhi e avvicinarmi.
Con questo è abolita ogni facile soluzione fondata sulla distinzione tra vicini e lontani: ogni uomo è mio fratello, e il mio atteggiamento di fondo deve essere quello dell'apertura universale.
Questo non significa che io debba farmi carico di tutti i problemi nei quali mi imbatto: questo è impossibile. Ma una volta che sono nella posizione giusta, quella dell'apertura, potrò valutare, in base a varie considerazioni, la condotta da tenere. Valuterò quello che è davvero bene per l'altro, le mie concrete possibilità di aiutarlo in quel senso; non mi lascerò guidare dai sensi di colpa, o dalla fretta di togliersi qualcuno dai piedi; non cadrò nell'errore di ridurre tutto a questione di soldi. Soprattutto, cercherò di capire quello che il Signore in quel momento mi chiede, e darò la preferenza alle modalità ecclesiali della carità, alla carità fatta insieme. Il Signore non mi chiede di occuparmi di tutto. Ma bisogna anche stare attenti a dire: "siccome non posso occuparmi di tutto, non mi occupo di nulla". Se nella mia vita e nell'uso delle mie risorse non c'è lo spazio per l'uomo bisognoso, non sono discepolo di Gesù: è lui che si è per primo fatto prossimo a noi. Ieri come oggi: di fronte al bisognoso si ferma, si avvicina, ascolta, consola.

All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci aiuti ad avvicinarci al bisognoso, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:
Chiediamo al Padre che ci liberi dal male dell'indifferenza e dell'egoismo: