Omelia (15-12-2013)
Wilma Chasseur
La maestria dell'umiltà

Chi è il maestro in questi Vangeli? E' Giovanni Battista. I discepoli e le folle lo interrogavano su come comportarsi e lo chiamavano maestro. E lo era veramente perché aveva dei discepoli. Maestro dunque, uno che probabilmente non sapeva né leggere né scrivere e viveva nel deserto. Ma sapete perché lo era? Perché diceva di non esserlo e ne indicava un altro. E lo indicava ai propri discepoli. Questa sì che è vera "maestria"; la maestria dell'umiltà: solo essendo umili si è maestri. Chi crede di diventarlo scopiazzando altri più bravi di lui e attribuendosi meriti altrui, scende immediatamente al rango di impostore. Il Battista, non solo non si attribuì il titolo di messia quando gli era già stato assegnato, ma indicò ai suoi propri discepoli il vero Messia, accettando di essere abbandonato da loro. Fu così che i primi discepoli di Gesù furono Giovanni e Andrea che, all'inizio, erano discepoli del Battista, rabbi molto stimato (ce ne fossero oggi di questi maestri!) .



  • Come diventare maestri...


E questa "maestria" dobbiamo acquistarla pure noi. Ma l'otterremo nella misura in cui ci convertiremo. Perché allora acquisteremo la maestria, non su una disciplina o su uno strumento, ma sull'intera nostra persona che non ricercherà più la propria autoaffermazione ma invece del male e del proprio "io" sceglierà sempre il bene dell'altro. Senza fatica! Conversione dunque: ardua impresa che va affrontata ogni giorno. Ardua perché dentro di noi ci sono fragilità e debolezze a senso alternato; e fuori ci sono tentazioni sempre fisse, oltre che un ambiente che stuzzica più i vizi che le virtù. E siccome la spinta verso Dio c'è, ma è debole, invece di convertirsi dal mondo a Dio, si finisce per fare il contrario. Come rimediare? Ricordandoci che il male fa male e che la conversione è sforzo nostro, sì, ma anche una grazia da chiedere. Ci convertiremo nella misura in cui capiremo il nulla delle cose e il tutto di Dio. "Vanità delle vanità, tutto è vanità" .



  • Perché rincorrere il vento?


Perché rincorrere piaceri e onori mondani che si dileguano, come il vento della sera, in men che non si dica? Convertirsi significa aver capito che vale la pena rinunciare a ciò che passa per scegliere ciò che non passa: il mondo passa, Dio no! Capito questo non sarà più difficile staccarsi dalle cose del mondo per aprirci a Dio e al prossimo. E per cominciare mettiamoci davanti a Lui con le nostre povertà, fragilità e debolezze presentandogli tutto ciò che è da rinnovare e rettificare. Al riguardo voglio raccontarvi questa storia di un povero paria. Sapete che in India ci sono le caste sociali: i paria sono all'ultimo gradino, anzi sono addirittura i fuori casta: sono i più poveri e disprezzati, assolutamente da evitare per non "contaminarsi", sono i cosiddetti intoccabili. Ebbene sentite cos'è accaduto a un povero paria:



  • Il povero barbiere paria


"Non sono che un povero paria, ma ascoltate la mia storia: è una storia incantata.
Un giorno Dio benedetto passò davanti alla mia casa: proprio la mia casa di povero barbiere paria. Io corsi; Egli si voltò e mi attese: attese proprio me, povero barbiere paria.
Gli dissi tremando: posso parlarti Signore? Ed Egli mi rispose: parlami pure amico.
Gli chiesi: nel tuo Regno c'è un posto anche per me?
-Certo, c'è posto anche per te. Pensate, lo disse a me, povero barbiere paria. Gli domandai ancora: -Signore posso seguirti anch'io? Certo, vieni!
Gli dissi infine: Signore posso restare sempre vicino a te? Mi rispose: "Senz'altro lo puoi perché ti amo". Pensate, lo disse proprio a me, povero barbiere paria".