Omelia (17-11-2013)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Seconda Tessalonicesi 3,7-12

Collocazione del brano

La seconda lettera ai Tessalonicesi sembrava terminata con l'esortazione dell'Apostolo a perseverare sicuri dell'aiuto di Dio (2Ts 3,5) nel brano che abbiamo letto domenica scorsa, mentre invece troviamo qualcos'altro. Ci sono alcuni fratelli che con la scusa della fine del mondo imminente mangiavano alle spalle della comunità, impicciandosi degli affari altrui e disseminando discordie e disordine. San Paolo li richiama all'ordine, suggerendo l'importanza del lavoro manuale e ricordando l'esempio lasciato da lui stesso.

Lectio

7 Sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi,

Paolo aveva proposto uno stile di vita del tutto inusuale nella mentalità greca: il lavoro manuale. Per i greci infatti le attività manuali erano disdegnate dai cittadini liberi, i quali le delegavano invece alle persone dei ceti meno abbienti e agli schiavi. L'uomo greco doveva dedicarsi alle sue realtà intellettive e spirituali. Paolo introduce invece la prospettiva ebraica e cristiana: l'uomo è un essere incarnato, il suo rapporto con le cose non è alienante, anzi lo arricchisce e gli dona dignità.

8 né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi.

Paolo dunque ricorda l'esempio da lui dato. Essendo fabbricatore di tende, ha lavorato con le sue mani notte e giorno, pur di non essere accusato di approfittare della generosità delle comunità. Più avanti a Corinto avrebbe rivendicato il diritto a dedicarsi solo alla predicazione (cf. 1Cor 9,4ss), ma in tutt'altro contesto.

9 Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare.

Infatti a Tessalonica era più importante indicare l'importanza del lavoro manuale e lasciare un esempio da imitare, piuttosto che avanzare i propri diritti, pur pienamente legittimi.

10 E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. 11 Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione.

Ora Paolo viene al dunque: vi sono alcuni che pretendono di vivere a spese della comunità, mangiando di quello che altri hanno faticato per produrre o per acquistare. Questi soggetti sono forse proprio quelli che diffondevano gli allarmi di cui si parla all'inizio della lettera riguardo a un imminente ritorno di Gesù Cristo. Questi dunque non solo non si davano da fare per guadagnarsi il pane, ma seminavano panico e agitazione nella comunità.

12 A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.

Era dunque importante terminare la lettera richiamando queste persone all'ordine, a non perdersi in cabale e sogni premonitori, ma a vivere onestamente e a non creare problemi agli altri fedeli.

Meditiamo

- Qual è il mio atteggiamento verso il lavoro manuale?
- Conosco qualcuno che sembra sempre in agitazione senza concludere mai qualcosa di concreto?
- Come sto vivendo la mia attesa del giorno del Signore?