| Omelia (17-11-2013) |
| don Roberto Rossi |
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Commento su Luca 21,5-19 Molte volte, assistendo ai disordini che l'uomo sembra moltiplicare, giorno per giorno, e di fronte a catastrofi, sentiamo dire: ‘Ma è la fine del mondo!'. Come ad affermare che stiamo arrivando al capolinea della storia ed in modo disastroso. "Dove va la vita umana? Che cosa ci aspetta al di là della morte? Dove va la corsa degli anni e del tempo?". Sono domande che tutti avvertiamo. Alcuni rispondono soffocando il problema, altri danno risposte insufficienti (pensiamo alla diffusione della magia, dell'oroscopo, dell'astrologia...). Sono risposte false a problemi veri. Noi cerchiamo in Dio la risposta alla domanda sul futuro dell'uomo: Dio è l'unico che può rispondere. La prima lettura è tratta dal libro di Malachia. Molti Giudei dicevano: "Beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano" . È l'obiezione di sempre: anche di oggi! Il profeta risponde con un annuncio di fede, un annuncio che riguarda il futuro: "Sta per venire il giorno rovente come un forno. Tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia sono come paglia". "Per voi, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia". In queste parole del profeta c'è l'ammissione della gravità dei fatti della storia umana, c'è il riconoscimento della situazione di ingiustizia in cui si muove la storia..., ma c'è una speranza: Dio resta Dio e verrà il giorno del trionfo del giusto che si appoggia a Dio. Il Vangelo riprende lo stesso problema e lo illumina con una risposta più dettagliata perché, in Cristo, Dio ci ha detto tutto quanto Egli riteneva utile per il cammino della nostra vita. Viviamo l'ultima domenica dell'anno liturgico. L'anno liturgico scandisce la nostra esperienza umana, facendoci prendere per mano dalla vita di Gesù che, con amore, si fa battistrada per farci diventare degni della Gloria celeste. Dopo aver ripercorso le tappe della vita di Gesù e averne accolta la grazia la Chiesa, oggi, proprio come a farci entrare nel compimento della Storia della Salvezza, ci fa meditare sulla fine di tutto, per dare inizio al Tutto, che è la Vita celeste. Gesù, nel Vangelo, coglie l'occasione per il suo insegnamento, interrompendo l'estasi di chi si era soffermato nell'ammirazione delle bellezze esteriori, come il Tempio, compiute dall'uomo, con parole che devono farci meditare e farci immettere in un impegno rinnovato e consapevole. Il cristiano più degli altri deve lavorare, deve donare, deve servire il prossimo, deve amare: solo così può attendere senza paura il giorno di Dio. Gesù prevede guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie...: tutti segni che parlano della malattia profonda del mondo (che si chiama peccato) e invitano a guardare al di là di questo mondo. Il mondo non è ancora pienamente redento: la redenzione è per ora un lievito, un seme, però il futuro rivelerà la forza di questo lievito. Gesù prevede confusioni e divisioni anche in campo religioso, in campo cristiano. Gesù prevede persecuzioni. Ma la Chiesa cresce anche nelle persecuzioni: "il sangue dei martiri è seme dei cristiani, diceva Tertulliano. Gesù promette la sua forza e la sua salvezza: "Io vi darò lingua e sapienza..."Avrete occasione di dare testimonianza" "Sarete odiati, ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita". La nostra fiducia, il nostro ottimismo, la nostra speranza non hanno motivazioni umane: la Chiesa vince credendo in Dio e, quando crede, è vittoriosa anche se viene crocifissa. Come è stato per Gesù, il Signore. |