Omelia (27-10-2013) |
Gaetano Salvati |
Commento su Luca 18,9-14 La sconvolgente parabola raccontata da Gesù nel vangelo di Luca rivela che Dio "ascolta la preghiera dell'oppresso" (Sir 35,16) e non fa "preferenza di persone" (v.15). Egli, infatti, guarda solo i nostri bisogni, la necessità di essere figli amati - non le qualità o la nostra santità - e salva chi è consapevole che il Suo amore infinito è in grado di perdonare qualunque peccato. Ecco il significato inquietante del vangelo di oggi: Dio ama chiunque, buoni e cattivi, di ogni razza o di orientamento sessuale, e a tutti vuole riversare il Suo amore. Ciò che interessa a noi è prendere coscienza, come il pubblicano, che abbiamo bisogno continuamente della presenza del Signore, del Suo dolce volto che perdona i cuori ribelli e orienta le vie smarrite a causa della paura, della confusione del mondo, del nostro egoismo e della nostra superbia, verso la Sua benevolenza. É necessario, quindi, lasciarsi amare e affidarsi a Colui che, aprendo le porte del Suo cuore, trasforma, sempre e in ogni caso, le ansie e le preoccupazioni in ringraziamenti; cioè ci "libera da ogni male" (2Tm 4,18) e ci "giustifica" (Lc 18,14), ci perdona. Cosa insegna, allora, il pubblicano? Dobbiamo accettarci per quel che siamo, perché Dio ci ama lo stesso; e cercare di non giudicare nessuno, come ha fatto il fariseo. Questi non poteva conoscere il cuore del pubblicano, eppure afferma che egli era un peccatore (v.11). Invece noi, che abbiamo deciso di seguire Cristo, dobbiamo pregare per tutti e convertire la nostra esistenza in una perenne orazione, nel senso che il Signore possa radicare nella verità della nostra vita come un anelito incessante di speranza, di carità, di fede, di perdono e di riconoscenza. Amen. |