Omelia (27-10-2013) |
Riccardo Ripoli |
O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini Quanta arroganza c'è in queste parole "O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri" e seppur ci scandalizziamo, siamo i primi che molto spesso facciamo i paragoni tra noi e gli altri. Quante volte, magari tacitamente dentro noi, guardiamo coloro che incontriamo dall'alto in basso, lo vediamo come un poveraccio, un pezzente, un drogato, un ladro. Dai nostri occhi esce disprezzo, giudizio negativo e spesso lo facciamo per esaltare noi stessi, le nostre qualità, per glorificarci dinanzi a Dio e ricevere da lui o dalla vita una ricompensa, come se il comportarsi bene fosse un'eccezione di pochi. Ritengo il giudicare gli altri come una sorta di "non amore". L'incapacità ad amare il prossimo ci porta a disprezzarlo e a non vedere in lui le poche o tante qualità che possa avere. Anche la persona più brava di questa terra ha, in quanto essere umano, i suoi difetti, parimenti il più grande delinquente avrà qualche pregio. Siamo troppo impegnati ad osannarci e a giudicare il nostro vicino da non vedere i pregi che possa avere. |