Omelia (29-09-2013)
don Luigi Trapelli
Convertirci alla Parola che salva

Dopo la parabola dell'amministratore disonesto di domenica scorsa che ci ha messo in crisi proprio per lo stile singolare di Dio di interpretare gli eventi, oggi ascoltiamo un'altra parabola molto famosa.

Luca propone tale parabola ai farisei e scribi con protagonisti un povero di nome Lazzaro e un ricco, che poi diventerà l'attore principale.

Notiamo un aspetto singolare: mentre il povero ha un nome Lazzaro, che significa Dio ti aiuta, ti soccorre, il ricco non ha alcun nome.

Per Luca vale la prospettiva del magnificat, dando risalto a chi è debole e non ai ricchi che, invece, contano di più nella società.
La parabola esalta il contrasto tra i due, testimoniato dalla povera figura del mendicante con i cani che gli leccano le piaghe.

Al termine della vita, però, assistiamo al capovolgimento di tale prospettiva.

Il povero va nel seno di Abramo, mentre il ricco cade nei tormenti.

A questo punto il ricco inizia il dialogo con Abramo, perché modifichi la sua situazione, che però è ormai irreparabile.

Luca, infatti, pone dopo le quattro beatitudini, altrettanti guai per chi confida troppo nelle proprie ricchezze.

Il ricco invita Abramo a convertire almeno chi sta ancora in vita, ossia i suoi cinque fratelli.

Il giudizio di Abramo è forte: non sono i miracoli a far cambiare la vita di una persona, quanto la lettura attenta e quotidiana della Parola di Dio che opera la sua conversione.

Il messaggio della Scrittura è un segno più eloquente della risurrezione di un morto.

La parabola è un'accusa a questo ricco non in virtù dei suoi beni, ma perché dimenticando la parola di Dio e gli insegnamenti di Mosè e dei profeti si è interessato solo ai propri piaceri, dimenticandosi del povero Lazzaro.

L'invito è alla conversione a Gesù, alla Sua Parola, che meglio si comprende quando il nostro cuore è libero dai beni terreni.

Tale conversione avviene senza cercare segni particolari, ma cogliendo nell'oggi l'opera di Dio grazie all'efficacia della Sua Parola.

Siamo chiamati a prendere in mano la nostra vita, le nostre responsabilità, le nostre fatiche e insuccessi, sapendoli gestire in prima persona.

Puntando a una fede viva e non delegata ad altri.
Davanti a tale sguardo traspare la nostra fede che sa cogliere la ricchezza di un Dio capace di operare meraviglie in noi.

E' nella quotidianità e nell'ascolto della Sua Parola che avviene la nostra conversione.