Omelia (22-09-2013)
Giovani Missioitalia
Trattenere o donare?

L'amministrazione dei beni è in perfetta continuità con la cura e sviluppo della creazione che Dio ci ha affidato e della quale ci ha posto appunto come amministratori.

L'ambito nel quale questa parabola è narrata nella comunità di Luca è un contesto sociale che alla luce del Vangelo s'interroga su quale sia l'atteggiamento più evangelico nell'amministrazione dei beni, del creato, delle ricchezze.

Luca ha un atteggiamento positivo nei riguardi delle ricchezze, non le giudica, non le condanna, fa intravvedere che sono necessarie, come strumenti in mano ad un artista per dipingere il percorso della vita, della Nuova Vita in Cristo.
Nel contesto socio-politico-economico nel quale viviamo, talvolta non ci prendiamo seriamente cura del modo in cui amministriamo le ricchezze, soprattutto quelle affidate all'umanità intera che per il Dio della vita è una famiglia, la Sua Famiglia.

Questo denota una mentalità che concepisce l' "al-di-qua" separato e totalmente altro dall' "al-di-là"; mentre nel Vangelo di questa domenica, come in altre belle pagine del Vangelo, ci è detto chiaramente che il Regno di Dio è in mezzo a noi e che quello che facciamo e operiamo si proietta nel futuro, in quel dono di Vita Eterna che ci è promesso.

Non si tratta di sperare in un futuro migliore, in un miracolo di Dio che tutto cambierà o correggerà...
Bensì di preparare il futuro nel fondamento dell'oggi che vivo. Così leggo l'annuncio di Gesù: "il Regno di Dio è già in mezzo a voi". Così leggo le strategie dell'amministratore scaltro che solo dopo essersi reso conto dello sperpero fatto, preso atto della sua difficile situazione, rientra in se stesso, s' interroga sul suo immediato futuro...ed ecco, come d'improvviso, la soluzione: "So cosa farò"!

Il rientrare in se stesso in un'autoanalisi, lo porta a valutare attentamente la sua situazione e per la prima volta a prendere coscienza della sua posizione nei confronti del suo padrone e del valore dei beni sperperati .

È questo il primo passo verso la conversione in cui poter riconoscere la signoria di Dio su lle cose e nella nostra vita, il passo necessario per ricostruire le relazioni. Da qui ne deriva tutta l'urgenza di recuperare relazioni e amicizie che in qualche modo possano garantirgli il "futuro", la vita in pienezza che comincia qui ed ora. Salvaguardarsi il futuro per l'amministratore è dunque" condonare il debito"," elargire misericordia" con i beni del padrone. L'amministratore scaltro ha capito che ha usato male le ricchezze sperperandole e rimanendovi sempre più solo. La sua scaltrezza è nel rendersi conto che non può rimanere da solo, e che vanno condivise.

Questa parola parla di me, di noi; dipinge i tratti dei nostri volti.

Come ogni cristiano, anch'io sono un amministratore del Signore, l'Uomo ricco della nostra esistenza, un "economo", cioè "colui che dà la legge alla casa". Il punto è proprio questo: quale legge io offro alla mia casa, alla mia esistenza, casa di Dio, tempio santo della presenza di Dio? Che cos'è che regola i miei pensieri e, di conseguenza, le mie scelte, le mie azioni di ogni giorno, i miei rapporti?

Si fa sempre più urgente il bisogno di amministratori e leader che sappiano fare della condivisione e della relazione il focus principale della Vita. Quello che abbiamo ricevuto è per donarlo a nostra volta, proprio come il lavoro di un ponte, di un canale che fa passare l'acqua da una parte all'altra sapendo che il tutto finisce quando si comincia a trattenere, a far prevalere l'egoismo e la cupidigia.

Oggi sembra davvero difficile riconoscere la nostra vita cristiana dal modo in cui amministriamo le nostre ricchezze; Ci rapportiamo al creato negandogli la dimensione creaturale che ci accomuna, divenendo per noi semplicemente risorsa da sfruttare, dominate, sperperate. Se questo è il nostro modo di relazionarci al creato e al prossimo come mai ci meravigliamo di essere sempre più soli?

Probabilmente come per l'amministratore scaltro, è giunto il momento anche per noi di compiere la propria scelta radicale, quella di riconoscere il ruolo del Padrone/Signore della vita e decidere da che parte stare, nell'invito di Gesù che con forza dice "Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me,
disperde".


Con determinazione possiamo uscire dalla nostra solitudine superando lo sperpero dei beni e liberandoci dal calcolo freddo del tornaconto personale per una giustizia che riconcilia e ricrea vita.!



Paolo Latorre e Anna Maria Sgaramella
Missionari Comboniani