Omelia (18-08-2013) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Nazzareno Marconi Il tema cruciale della Parola di questa domenica è lo scontro. Il portatore della Parola di Dio deve prepararsi a fronteggiare una opposizione dura, a volte durissima. Geremia sperimenta sulla sua pelle che le persone non amano sentirsi dire la verità. Soprattutto perché la verità sulla propria vita ed i costanti compromessi che facciamo: per vivere più sereni e spensierati, scomodano e spingono al cambiamento. Nel cuore di ogni uomo, anche il più segnato dal male, come il re Sedecia, brilla comunque la voce della coscienza, ed egli sa che sta perseguitando un innocente, un profeta vero inviato da Dio. Nel testo di Geremia è significativo che la voce della coscienza del re si incarni nelle parole di uno dei suoi servi, il più improbabile! Un etiope! Diremmo oggi un islamico, un extracomunitario. E' lui che ricorda al re di Gerusalemme, al discendente di Davide, la giustizia ed il diritto! Questo brano di Geremia sulla voce della coscienza che conduce a verità ci apre alla comprensione più piena del brano evangelico. Gesù è venuto a portare una bruciante inquietudine nel cuore di chi accetta di essere suo discepolo. Il Cristianesimo, la sua sequela, non appare certo ai suoi occhi come un cammino ordinato e pacifico, la creazione di una agenzia onlus per la pace sociale ed il buon costume, come ricorda spesso il Papa. Il cristianesimo è fuoco, desiderio bruciante di seguire a verità e la vita che il Signore ci indica, senza timore di trovarci contro corrente, rispetto al normale stile di vita della maggioranza. Seguire la voce della coscienza che nell'intimo ci richiama al bene ed alla giustizia del Vangelo, può portare anche ad uno scontro con il proprio ambiente più intimo e personale: la famiglia, i fratelli, gli amici. Ciò non comporta però necessariamente uno stile arrabbiato ed apocalittico nell'annuncio. Nel mondo di oggi che propugna a parole una giustizia forte, la punizione immediata dei colpevoli, la violenza come strada per difendere ed affermare la verità. L'andare contro corrente tipico dell'annuncio evangelico può essere anche proclamare la misericordia, rivendicare lo spazio della pazienza di Dio, ricordare che nessuno può ergersi a giudice del fratello senza aver cercato fino in fondo di accoglierlo come fratello e di comprenderlo di cuore in tutte le sue debolezze. La forza mite del vangelo è spesso oggi più dirompente del grido sguaiato di giustizialisti a buon mercato. |