Omelia (04-08-2013)
don Luigi Trapelli
Arricchire davanti a Dio


 Oggi il testo del Vangelo affronta un tema fondamentale della nostra vita: il nostro rapporto con il denaro e i beni in genere.


Davanti all'invito di una persona di aiutarlo per avere l'eredità dal fratello, Gesù risponde che, se anche uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni.


E perché tale argomento sia sviscerato ancora di più, Gesù racconta una parabola.


La parabola parte sempre dalla realtà, per uscirne e poi tornare alla realtà, ma con una consapevolezza diversa.


L'uomo ricco della parabola pensa come tanti di noi.


Ho avuto un ottimo raccolto, sono tranquillo, non ho pensieri, per cui ciò che conta è darsi alla bella vita.


Però non ha fatto un calcolo, che Dio invece presenta all'uomo ricco.


Non ha pensato che la sua vita potesse avere un limite, in questo caso rappresentato dalla morte stessa.


Per questo appare uno stolto e per questo la stessa morte avviene di notte, nel buio della sua esistenza.


Tutto quello che uno ha costruito, di chi sarà?
L'invito finale della parabola è di arricchire presso Dio e non tenere i tesori per sé.


Voglio attualizzare questa parabola.




1) In primo luogo come dice il Qoèlet nella prima lettura, ci accorgiamo come tutta la nostra vita è dentro la Vanità, cioè può apparire molte volte come qualcosa di inconsistente.


E' una visione pessimista legata alla prima alleanza, però è pur sempre vera.


Non c'è niente di nuovo sotto il sole e per quanto facciamo tante cose, in fondo ripetiamo le stesse cose fatte da altri e, a volte, gli stessi errori.


E' importante allora porci la domanda sul significato del nostro esistere.




2) La parabola del ricco stolto ci richiama all'importanza che noi diamo alle cose materiali, non perché siano negative in sé, ma perché non ci aiutano a capire il vero valore del nostro esistere.


Da sempre l'uomo ha voluto dividere le persone in chi ha di più, i ricchi, e in chi ha meno, i poveri, e ovviamente lo scopo è quello per tutti di diventare ricchi o comunque di possedere quei beni materiali che ci aiutino a vivere meglio.

Purtroppo in questo percorso ci siamo dimenticati di ricordarci chi siamo per cui, pur crescendo una certa ricchezza, abbiamo perso una fede genuina, autentica, tipica di chi non possedendo nulla o poco, sa confidare pienamente in Dio.


La crisi economica di questo periodo può essere anche un toccasana per ripensare i veri valori sui quali poggia il nostro esistere.




3) Infine, questo testo ci fa vivere una profonda riflessione sul come utilizziamo i nostri beni materiali, i nostri soldi e a cosa siamo maggiormente attaccati, per sviscerare le nostre dipendenze.


Il Signore ci aiuti a capire come essere cristiano non significa non avere ricchezze, almeno nella maggioranza dei casi, ma disporre dei beni a servizio non solo proprio ma anche degli altri per comprendere che, laddove è il nostro tesoro, là è anche il nostro cuore.


Nel frattempo, siamo chiamati a pregare per chi ha perso il lavoro, per chi fa fatica ad arrivare a fine mese, per chi ha bisogno del nostro aiuto.


Il Signore ci accompagni con il Suo Spirito e guidi i prossimi giorni che, spero, saranno di riposo per molti di voi.