Omelia (21-07-2013) |
Gaetano Salvati |
Commento su Luca 10,38-42 San Luca narra che Gesù "entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò" (Lc 10,38). Questa aveva una sorella, Maria, la quale si mise ad ascoltare la parola del Signore (v.39). Marta, invece, distratta dalle faccende domestiche, si allontanò da loro (v.40). Quando ella si accorse che aveva bisogno di un aiuto nei servizi o forse per gelosia, disse al Maestro: "non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?" (v.40). La differenza fra le due sorelle, e il senso per noi del racconto evangelico, non può ridursi solo nell'evidenziare l'alta spiritualità di Maria e la sincera umanità di Marta; ma, considerare che il Signore accetta, in ogni caso, i gesti di squisita ospitalità offerti da Marta. Si può dire, quindi, che l'errore di Marta è stato quello di non aprirsi all'Altro, al Dio che viene per ospitarci nel Suo cuore, che ci accoglie nella Sua vita divina lasciandosi accogliere. Non ha compreso, al contrario di Maria, che non è stata lei ad accogliere Gesù, ma questi che nel Suo amore infinito ha incluso l'umanità nel Suo disegno di salvezza. Come considerare, allora, la risposta del Maestro a Marta? "Una cosa sola c'è bisogno" (v.42). L'unica cosa necessaria e di cui abbiamo bisogno è il Signore, e non identificarci con i nostri servizi. Noi seguiamo Lui non i nostri interessi o i successi nella pastorale. È essenziale, dunque, ospitare, incontrare, invocare costantemente il Maestro: Egli, secondo la misura del nostro cuore e l'attitudine della nostra anima, ci insegnerà a servirLo, e a non distogliere mai il nostro sguardo dal Suo dolce volto. Abbiamo bisogno di seguire con gioia, semplicità e generosità il desiderio del donarci agli altri. In quest'anelito, nel dono ricevuto e dato ai fratelli, troveremo anche la nostra ricompensa, che non ci sarà tolta (v.42). Amen. |