Omelia (14-07-2013) |
Wilma Chasseur |
Cristiani part time? Un maestro della legge si alza per mettere alla prova il Maestro dei maestri. Gli chiede cosa deve fare per ereditare la vita eterna, non perché gli interessi realmente la vita eterna, ma per tendere un tranello a Gesù che, come sempre si rivela il maestro dei maestri e gli risponde con un'altra domanda: cioè fa dare a lui la risposta e, da ottimo pedagogo, lo loda anche per la risposta giusta che ha dato. Infatti ha citato i due massimi comandamenti, cioè di amare Dio più di tutto e il prossimo come se stesso. E così, implicitamente, Gesù gli dice che i comandamenti da osservare sono due, non 613 come insegnavano i dottori della legge che avevano spezzettato i dieci comandamenti in 613 precetti, spaccando il capello in quattro.
Ma, non contento della risposta, lo scriba gli chiede ancora chi è il prossimo. E Gesù gli dice che è un samaritano. Apriti cielo! I Samaritani erano odiati dai farisei perché considerati razza impura, cioè un incrocio tra ebrei e pagani, razza mista ed evitavano accuratamente di incontrarli. Piuttosto che attraversare la Samaria col rischio di incontrare un samaritano, preferivano allungare di molto la strada, passando per la Transgiordania. In una polemica tra giudei accusano addirittura Gesù di essere un samaritano, massima offesa per un giudeo. La Samaria situata tra la Giudea e la Galilea era considerata terra di predoni, zona pericolosa, assolutamente da evitare. Simbolicamente in questa depressione di mille metri vi si può ravvisare l'umanità decaduta. E in quell'uomo soccorso dal samaritano vi si può vedere l'umanità che ha perso i doni preternaturali e soprannaturali, percossa, tentata e lasciata mezza morta.
Questo Vangelo unifica veramente la nostra vita eliminando ogni dualismo. Infatti il massimo comandamento non dice: Amerai il Signore tuo Dio con un po' di anima, un po' di cuore e un po' di forze, mentre con l'altro po' amerai il prossimo. Se così fosse dovremmo dividere il nostro cuore e le nostre forze e darle metà a Dio e l'altra metà al prossimo. Ma ci dice invece che dobbiamo occuparci ad amare Dio con tutto noi stessi, perché solo così ameremo veramente il prossimo in quanto lo ameremo con lo stesso amore di Dio che circola in noi. E solo così ameremo "come Io vi ho amato". Abbandonati al solo amore naturale, siamo capaci di amare il prossimo al massimo finché ci è simpatico e poi stop! Siamo eterni malati di cuore, di sclerocardia, sindrome che significa: duri di cuore. |