Omelia (14-07-2013) |
Riccardo Ripoli |
Chi ha avuto compassione di lui Nella parabola del buon Samaritano non c'è giudizio alcuno, non c'è per chi passa oltre, mosso magari dalla sua cultura, abbagliato da insegnamenti cattivi o semplicemente distratto dai pensieri della vita. Non c'è giudizio nemmeno nei confronti dei briganti che hanno percosso l'uomo, né tantomeno verso il viandante che da solo camminava su una strada pericolosa. Ognuno aveva le sue ragioni e a tempo debito solo Dio avrà il potere di giudicare. Si sottolinea però l'amore di questa persona, di questo samaritano, che ha compassione per quest'uomo. Non si domanda se è un brigante bastonato da colui che voleva rapinare, se sia uno che la pensa diversamente, che ha un credo opposto al suo. Non si domanda se aiutandolo passerà dei guai oppure se questo potrà rifondergli quanto ha speso per le sue cure. Si ferma e basta, lo accudisce, lo cura, pensa al suo avvenire e forse non lo rivedrà più. Forse sparirà dalla sua vita, oppure vi resterà per sempre. Non è importante per chi aiuta cosa accada dopo, si deve pensare ad oggi, alle necessità di chi ha bisogno di noi, di colui per il quale possiamo fare la differenza. Ecco, questo è l'affidamento. Ogni giorno, anche se non li vediamo, tanti bambini si svegliano in mezzo alle urla dei genitori, si alzano e non trovano nulla da mangiare, si vestono e cercano di uscire di casa prima che il padre ubriaco si desti e li picchi o li sevizi. Ogni giorno tanti bambini devono andare a cercare tra i rifiuti qualcosa da mangiare, scovare un po' di affetto tra le pieghe dei cuori che incontrano. Sono loro il nostro prossimo, il nostro futuro. Quante famiglie rinunciano all'affidamento per paura di soffrire quando il bambino tornerà alla propria famiglia, guarito perché i genitori si sono riconciliati, il pedofilo è stato arrestato, il frigo è sempre pieno, la mamma è più tranquilla e può accudirlo al meglio. E' un successo, è la gioia di aver trovato in tempo l'uomo tramortito per la strada ed averlo aiutato a rialzarsi, a guarire. Non importa quanto ci sia costato in termini di fatica e di sacrificio, ma è fondamentale non passare oltre, non guardare dicendo "qualcuno ci penserà, perché proprio io". Non tappatevi gli occhi, un giorno non potrete dire che non vi siete accorti che c'era sofferenza in coloro che avete incontrato. Tanti sono i bambini che hanno bisogno delle vostre cure, non passate oltre, fermatevi ad accudirli, ad amarli, ad asciugare le loro lacrime silenziose. |