Omelia (07-07-2013) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Galati 6,14-18 Collocazione del brano Questi sono gli ultimi versetti della lettera ai Gàlati. Con il nome di Galazia si definiva una zona che si trova più o meno al centro dell'attuale Turchia. Nella lettera che Paolo ha scritto ai suoi abitanti si viene a sapere che egli aveva annunciato loro il Vangelo in un momento di grande sofferenza. Egli era addirittura malato ma i Gàlati lo avevano accolto con grande carità (Gal 4,12-20). Qualche tempo dopo averli lasciati per continuare il suo impegno missionario, Paolo viene a sapere che i Gàlati (dietro suggerimento di anonimi predicatori) vogliono farsi circoncidere e aderire alle usanze della legge mosaica. Questo significa non solo fare un passo indietro, ma tradire il Vangelo, la sua forza di Legge nuova, legge che coinvolge la libertà e l'intelligenza dell'uomo. Per questo rivolge ai Gàlati questa che è una delle sue lettere più belle, sia per i contenuti, sia per il suo pathos, l'affetto verso la chiesa da lui fondata con tante fatiche. Lectio 14Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Nei versetti 12-14 Paolo aveva parlato dei predicatori giudaizzanti che avevano convinto i Galati ad abbracciare le tradizioni ebraiche. Egli mette sottolinea i motivi per cui hanno agito in questo modo: si rifugiano nelle usanze mosaiche per evitare la persecuzione a causa di Cristo, ma soprattutto vogliano vantarsi di avere numerosi proseliti. La circoncisione è un segno di appartenenza che rimane nel corpo. L'adesione al Vangelo non segna il corpo ma lo stile di vita e le scelte della persona. Nel versetto 14 Paolo parla invece di se stesso e di che cosa si vanta lui. Non si vanta di quanta gente sia riuscito a convertire, bensì della croce. Aderendo a Cristo ha capito che non serve cercare gloria da parte del mondo. Sa bene che è una gloria effimera, ma soprattutto conosce l'importanza e l'efficacia della croce di Cristo. 15Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura. Davanti al mistero della croce e risurrezione di Cristo quindi la circoncisione perde di importanza. E' indifferente giungere al Vangelo dall'ebraismo o dal paganesimo, poiché il Vangelo offre a tutti la possibilità di una vita nuova. E' una nuova creazione. Si tratta del punto fondamentale di tutta l'esperienza cristiana. 16E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio. Nel ricordare il punto fondamentale della vita cristiana Paolo ha come un momento di gioia e rivolge la sua benedizione a tutti coloro che hanno capito e che desiderano vivere da nuove creature. La benedizione dona loro pace e misericordia, i doni che Dio aveva promesso al popolo di Israele storico e che adesso si riversano sul nuovo Israele, quello inaugurato dalla risurrezione di Cristo. 17D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. L'apostolo termina con la richiesta di non avere altri dispiaceri poiché egli ha già la sua parte di sofferenze da portare per amore di Cristo. Sono questi i segni fisici che il vero credente deve portare: le stigmate, cioè la partecipazione alle sofferenze di Cristo. E' questo il segno di autorizzazione di cui Paolo si vanta. 18La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen. Paolo chiude la lettera con l'abituale saluto e benedizione, invocando sui Gàlati la grazia di Cristo. La formula è di tipo liturgico, anche ovviamente per quanto riguarda l'amen. Meditiamo - Ho mai cercato un "segno distintivo" per far vedere agli altri che sono cristiano/a e farmene un vanto? - Che cosa significa per me la croce di Cristo? In quale senso dobbiamo vantarcene? - In quali circostanze ho sentito che partecipavo alle sofferenze di Cristo nella sua croce (non necessariamente in modo fisico)? |