Pentecoste
Lo Spirito che Cristo Gesù dona alla sua Chiesa è il protagonista della missione, ci precede in missione, apre e prepara la missione, soffia dove... come... e quando vuole. Ma lo Spirito fa anche un'altra cosa, la più importante, ci fa sognare la missione e ci rende partecipi del sogno di Dio.Lo Spirito ci fa sognare il sogno di Dio: che tutti lo riconoscano come amico e vicino prossimo, come alleato.
I profeti Geremia (1,5) e Isaia (49,1.14-16) ci ricordano che sin dal grembo materno, Dio chiama ogni uomo per nome e gli fa scorrere la vita nelle vene per condividere con lui il suo sogno, per tutta la vita e non part-time!
Sono tanti i giovani che sognano la missione ma, da una parte, succede che non trovano qualcuno che li aiuta a coltivare questo sogno e a farlo diventare realtà. Dall'altra parte prevale la geografia missionaria "partire è difficile" e su questo punto cominciano a nascere paure e impotenze. La missione non è prima di tutto un partire fisico: la partenza non tanto è un fatto di luogo, ma di cuore. Sono i nostri cuori che prendono la via della missione quando captando il sogno di Dio e lo sognano coltivando il desiderio di dire a chi è intorno che Dio è amico e compagno di viaggio. La missio ad gentes oggi non è più questione di geografia, per due motivi: i Paesi di antica tradizione cristiana sono arrugginiti nella fede; le società occidentali sono diventate multietniche e multireligiose.
Nel 1943, fu pubblicato in Francia un libro dal titolo curioso e provocatorio "La Francia: terra di missione?", molti si scandalizzarono.
La partenza fisica è una modalità tra le altre per vivere la missio ad gentes. Invece, la partenza del cuore è indispensabile: il cuore, con l'aiuto dello Spirito Santo, parte per la missione quando comincia ad essere liberato dai pesi che non gli fanno prendere il largo e sognare in grande. Il peso più grande spesso siamo noi stessi che fabbrichiamo le paure di essere inadeguati, di non vedere chiaro a cosa si va incontro quando si cambiano le abitudini e gli stili di vita, lo spavento del rimanere soli a fare le cose. Con tutta questa zavorra di autolimitazioni la partenza fisico-geografica diventa una montagna ancora più insuperabile, una strada senza strada!
La Pentecoste ci dice che non siamo mai soli, perché con i doni del battesimo e della cresima abita in noi lo stesso Spirito di Dio. E come si fa a essere soli quando Dio è con noi?
L'esperienza più bella che ho vissuto a Taiwan è stata lo scoprire nelle mie debolezze, depressioni, incapacità linguistiche, nei fallimenti più forti, nei dolori ai piedi e alla schiena durante la scalata, la mano ferma e consolatrice dello Spirito Santo che mi ha sempre rimesso in piedi e sempre mi ha aperto gli occhi per guardare la montagna che, ora, è alle mie spalle. È proprio questa l'opportunità che offrono i doni del battesimo e della cresima: la capacità di riconoscere la presenza intima e l'azione costante dello Spirito nella storia di ogni uomo credente e non credente.
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