Omelia (05-05-2013) |
Riccardo Ripoli |
Se uno mi ama, osserverà la mia parola Il mio babbo, quando ero piccolo, prima che mi addormentassi, veniva a darmi la buonanotte e mi parlava dieci minuti ogni sera, lo chiamavamo "il discorsino". Ricordo di un suo racconto: c'erano due bambini che stavano facendo ciascuno un disegno nella loro stanza, il papà li chiamò a tavola a mangiare. Uno andò subito, mentre l'altro si fece aspettare perché doveva finire il disegno. Quando ebbero terminato il pasto tornarono entrambi in camera e trovarono il disegno del primo terminato in maniera celestiale, mentre quello del secondo era tutto bruciacchiato. Ciò che mio padre cercava di trasmettermi è che l'essere ubbidienti a chi ci ama e ci sta insegnando a vivere dai suoi frutti. A volte non capiamo le motivazioni o l'importanza per cui una cosa ci viene richiesta, ma l'amore e la fiducia che proviamo verso coloro che ci ammoniscono devono avere il sopravvento perché nulla ci viene richiesto senza che ci sia una buona ragione, anche se ciò potrebbe sembrare dannoso o inconcepibile. Così fa Dio con noi e l'obbedienza al Vangelo, agli insegnamenti del Signore, porterà a buoni risultati, anche se lì per lì potremmo dover fare un sacrificio, alla pari del bambino che ha dovuto interrompere di disegnare per andare a tavola. Le parole di un genitore devono essere per i ragazzi una luce che loro stessi potranno poi trasmettere a chi incontrano ed ai loro figli, l'amore e la fiducia rappresentano le fondamenta di quell'ubbidienza. Quando un figlio non ascolta un genitore, quando pensa che altri facciano il suo interesse, significa che c'è poco amore, poca fiducia e tanta arroganza. Un figlio che è in crescita può anche attraversare un momento di ribellione, ma un adulto che continua a ribellarsi a Dio come sarà visto dal Signore? |