Omelia (16-08-2012) |
Riccardo Ripoli |
Quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Il perdono, quello vero che viene dal cuore, oggigiorno sembra essersi perso. Rancori, inimicizie, odio fanno parte del quotidiano ed è un po' come se la gramigna avesse invaso e conquistato il nostro prato. Ma non vi accorgete di quanto sia brutto il non perdonare? Restiamo con le nostre amarezze contro una persona per giorni, per mesi, per anni e spesso per tutta la vita. Vediamo in colui che ci fa un torto un nemico da combattere e non un fratello da perdonare, un uomo che come noi sbaglia. Si, come noi. Per ogni errore che gli altri perpetrano nei nostri riguardi, noi ne facciamo molti di più verso chi ci è vicino, spesso anche involontariamente, ferendo tante persone con i nostri sbagli. Se vogliamo essere perdonati, dobbiamo imparare a fare la pace con chi trafigge il nostro cuore e mina la nostra suscettibilità offendendoci. Fu illuminante per me, e tutt'oggi ho negli occhi quell'immagine, quando al tempo delle brigate rosse venne ucciso il professor Bachelet ed il figlio di venticinque anni disse "Preghiamo per i nostri governanti: per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga. Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri". Rimasi affascinato da quelle parole che sempre più raramente si sentono dire. Anzi, purtroppo la vendetta, la richiesta di morte per chi si sia macchiato di qualche delitto è sempre più forte. Penso che un giardino sarebbe molto più bello senza l'erbaccia, così il nostro cuore sarebbe molto più bello senza il rancore, l'odio, la vendetta. Con il mio carattere tutt'altro che facile da ragazzo ero molto arrabbiato con il mondo, chiunque mi avesse fatto anche un piccolo torto era un mio nemico, ma mia madre ha lavorato moltissimo su questo mio aspetto e con lei come allenatrici ho fatto una buonissima palestra. Litigavo spesso con mio padre, specie nella difficile età dell'adolescienza, spesso per delle stupidaggini, e mia madre faceva da mediatrice. Mi veniva spesso vicino quando ero arrabbiato e con dolcezza mi diceva "vai a chiedere scusa a tuo padre" ed io mi rigiravo arrabbiato urlando le mie ragioni. Mi lasciava sfogare per poi tornare all'attacco dopo qualche ora ripetendomi "vai a chiedere scusa a tuo padre". Mi ci volevano anche tre giorni, poi pur non capendone troppo le ragioni, per amore a mia madre mi cospargevo il capo di cenere e andavo da babbo a chiedere scusa. Seppur costretto mi rendevo però poi conto di quanto fosse bello vivere in pace e quei tre giorni di astio erano stati troppo brutti da non volerli vivere più. Ci sono cascato altre mille e mille volte, ho tenuto il muso tantissime volte, persino qualche giorno prima che la mia mamma morisse. Prima di partire con lei per Parigi per quello che sarebbe purtroppo stato l'ultimo vano ciclo di chemioterapia litigai, alle soglie dei ventun anni con mio padre, complice sicuramente il nervosismo di entrambi. Feci passare a mia madre tre giorni bruttissimi nei quali non bastava per lei la sofferenza per la chemio e la morte che bussava pressante alla sua porta, dovevo anche sobbarcarla della mia arrabbiatura, del non voler parlare ostinatamente al telefono con mio padre. In quei giorni ha cercato di sfondare il muro che avevo eretto in tutti i modi, con la forza che da sempre aveva, ma con grande fatica per la malattia che ormai l'aveva divorata. Come sempre poi cedetti, ma quella volta fu diverso. La sua morte dopo nemmeno un mese mi fece stare male. Ripensai a quei giorni e capii quanto male le avevo fatto, quanta serenità le avevo tolto, con quale pensiero le avevo fatto chiudere gli occhi e raccolsi il testimone. Imparai che perdonare dal cuore e poi fare di tutto per cercare la pace era l'unica strada per stare bene, ma sopratutto per far star bene gli altri, coloro che ci amano. Capii che orgoglio, rancore, vendetta sono sentimenti che feriscono, che creano divari tra le persone, che allontanano gli altri da noi causando grandi sofferenze a noi e agli altri. Ho imparato, grazie agli insegnamenti di mia mamma, a perdonare, ad amare tutti. Don Luigi poi ha continuato l'opera e spesso mi diceva "odia il peccato e ama il peccatore". Ad esempio si deve odiare la pedofilia, ma il pedofilo è una persona malata, è un nostro fratello che deve essere amato, aiutato ad uscire da quell'idea perversa che ha nel cuore e nella mente. Il pedofilo, tanto per pensare ad una delle cose più difficili da perdonare, è un bambino di ieri che spesso è stato oggetto di sevizie, che non ha conosciuto l'amore vero, al quale è stato insegnato che l'abuso è una forma di amore. Da qui l'importanza dell'affido, per "pulire" l'anima ed il cuore di tanti ragazzi da idee sbagliate che altri hanno loro inculcato. Da qui però è forte anche l'idea del perdono perché spesso la colpa di tanti delitti, soprusi, errori è legata al passato di coloro che sbagliano e all'incapacità di vedere il proprio errore. Con il nostro perdono, con il dialogo potremo cambiare e spesso recuperare quella persona. Con l'odio, la violenza, la vendetta creeremo soltanto più odio in una catena senza fine. A tal proposito pensate alle faide, mi hanno ucciso una persona cara e ripago con la stessa moneta e la storia si protrae per generazioni. Se invece avessimo il coraggio di dire "ti perdono" la cosa finirebbe lì ed altre mamme, mogli e figli non piangerebbero inutili e innocenti vittime. Mia madre mi diceva sempre "non andare a letto se prima non hai fatto pace con le persone che ti hanno fatto un torto o alle quali lo hai fatto tu, domani potresti non averne l'opportunità e nel tuo cuore resterebbe per sempre il dolore di non esserti chiarito". Allo stesso modo dice il Vangelo "Se stai per offrire la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta" Parto poi sempre da un presupposto. Di errori ne ho fatti tantissimi, ne faccio e ne farò ed ho bisogno del perdono degli altri e di quello di Dio. Sono stato tanto perdonato, specie dal Signore, che mi resta facile perdonare gli altri. Sono un tipo che si arrabbia facilmente, ma non serbo rancore con nessuno. Con i ragazzi posso arrabbiarmi per cose piccole o grandi che fanno, ma dopo pochi minuti riesco a dialogare con loro, nonostante la punizione che eventualmente gli commino, perché nel momento stesso in cui mi arrabbio già nel mio cuore c'è il perdono. Questa palestra di anni, con gli insegnamenti di mia mamma, di Don Luigi e sopratutto con la meditazione del Vangelo, mi hanno portato oggi a perdonare chiunque mi faccia un torto, senza togliere nulla alla ricerca di chiarimenti e al dialogo. |