Omelia (28-11-2010)
Giovani Missioitalia
1 Domenica di Avvento (Anno A)

Non è facile spiegare questo brano di vangelo a voi giovani, che vivete come se la vita non dovesse finire mai, come fosse un diritto vivere senza interferenze che intralciano un cammino già organizzato.
Invece oggi questo brano ci invita a soffermarci su questo concetto che non dovremmo dimenticare mai: questa nostra vita, così come ora la stiamo vivendo ha una fine! Ma... non deprimiamoci! Solo così avrà inizio una nuova dimensione nell'immensità dell'Amore di Dio, come Gesù con tanta fatica ci ha preannunciato, perché le parole umane non possono rendere neppure l'idea della grandezza di questo mistero.
Come ai tempi di Noè, dice Matteo, le persone facevano tutte le loro cose quotidiane di vita normale come sempre e non si accorsero di niente finché venne il diluvio e travolse tutti, anche oggi noi facciamo lo stesso: viviamo senza pensare minimamente che da un momento all'altro la vita ci possa essere tolta. Un tempo, quando moriva qualcuno in famiglia, tutti, sia grandi che piccini, erano intorno alla salma per l'ultimo saluto. Oggi, se muore il nonno, facciamo finta che non sia successo niente e "risparmiamo" questo dolore ai piccoli, perdendo l'occasione per un grande insegnamento: prepararci all'incontro con il Signore, a questo grande, inevitabile momento della nostra vita che ci permette di entrare nella conoscenza di Dio e finalmente vederlo "faccia a faccia". Invece di prendere l'occasione per parlarne in famiglia, lo facciamo diventare un tabù da nascondere per la paura di soffrire, non considerando che anche attraverso questa sofferenza si cresce.
Dovrebbe essere la nostra stella cometa da seguire per aiutarci a vivere una vita non banale, ma degna di essere vissuta alla luce della Parola di Dio.
Come nell'arca di Noè non sono stati accolti tutti, ma solo quelli che si sono accorti della venuta del diluvio, così sarà anche per noi: nel Regno di Dio verranno "presi", cioè accolti per la salvezza quelli che rispondono al messaggio di Gesù. La Salvezza viene proposta da Dio a tutti, ma non viene accettata da tutti, perché per accoglierla bisogna scegliere la conversione, il cambio di valori che regolano la condotta dell'uomo e soprattutto la 1° beatitudine: Beato chi sceglie volontariamente la povertà perché di questi è il Regno di Dio (dice il biblista Alberto Maggi).
Un giorno un sant'uomo dei nostri giorni, un missionario che mi ha fatto conoscere Gesù Cristo, dal letto dell'ospedale dove era in attesa di essere operato alla testa per asportare un aneurisma, mi disse: «Vado tranquillo incontro a ciò che mi aspetta. Se mi risveglierò, sarò contento perché avrò ancora tanti giorni davanti da vivere per annunciare l'amore di Dio, ma se non dovessi svegliarmi, sarò contento ugualmente perché ho vissuto come avrei voluto, non rimpiango niente».

DOMANDE O PROVOCAZIONI?

  • Possiamo anche noi dire la stessa cosa? Ci sentiremo pronti a lasciare questo mondo contenti di come abbiamo vissuto? Delle relazioni che abbiamo avuto? Delle scelte che abbiamo fatto?
  • Siamo attaccati a mille cose inutili, che di certo non ci porteremo dietro o abbiamo messo al centro Gesù Cristo, il Suo Amore e la Sua Parola che durerà in eterno?
  • Quante volte rimandiamo a domani senza prendere subito una decisione che darebbe una svolta decisiva alla nostra vita e magari poi non ne facciamo di nulla?
  • Il filosofo Seneca ha detto: "Vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo". Ti amareggia questa frase o ti dà la spinta per vivere con più attenzione e attesa la venuta di nostro Signore?


Dalla nuova newsletter di Missio giovani, il commento della Fraternità di San Bernardino, Italia, al Vangelo della I Domenica di Avvento, dell'anno A.