Omelia (05-12-2010)
Giovani Missioitalia
2 Domenica di Avvento (Anno A)

Siamo nella periferia di Lima, Perú, nel quartiere Amauta, in un locale di stuoie e pavimento sterrato, con un gruppo di bambini e bambine lavoratrici (8-13 anni), che dopo la scuola passano pomeriggi interi a vendere caramelle sui bus, a portare secchi d'acqua al cimitero o a spennare polli al mercato per aiutare l'economia famigliare.
L'educatore li invita a pensarsi e descriversi come si vedono da grandi. Provo un misto di sorpresa e tenerezza al vedere come tutti si tracciano grandi mete:...sarò medico, calciatore professionista, insegnante, ingegnere, no avvocato...no manca un presidente della repubblica!
Non hanno idea di come potranno raggiungere queste mete, di tutti gli ostacoli e le difficoltà che dovranno superare in questa società escludente e ingiusta, ma non dubitano che ogni piccolo sforzo che fanno è un passo per realizzare questo grande sogno...


Chi non sogna è perduto! Sognare non è chiudere gli occhi sulla realtà, sognare è vivere tracciandosi un cammino, è credere possibile ciò che ancora non è. Per un credente è obbligatorio sognare e iscrivere il proprio sogno nel "sogno grande" di Dio, così ben descritto nella profezia di Isaía che leggiamo oggi (Is 11.1-10... la giustizia ai poveri... il lupo e l'agnello insieme..., il bambino e il serpente giocando...)
In questa 2ª domenica d'avvento, Matteo ci presenta la figura di Giovanni Battista invitando alla conversione perché è vicino il Regno di Dio (dei cieli, dice pudicamente il giudeo Matteo per evitare di pronunciare il Nome), che altro non è che il progetto, "il sogno di Dio"
Certamente, nel loro contesto culturale, impregnato da una mentalità apocalittica, i contemporanei di Giovanni si mossero alla conversione immaginando vicina la fine di questo mondo, e l'irruzione dal cielo di uno nuovo. Oggi, l'argomento della scure posta alla radice, del giudizio finale vicino, suona con meno forza alle nostre orecchie. Non siamo più in una mentalità apocalittica (un irruzione da fuori e dall'alto), ma di "prassi storica" (una trasformazione che viene dal basso e da dentro).
Non si tratta di cambiare, di convertirci perché il Regno di Dio è vicino, ma esattamente il contrario: il Regno di Dio si fa vicino nella misura in cui cambiamo noi e la realtà in cui viviamo.
Il Regno di Dio, "il Sogno", non può essere atteso come qualcosa che si costruisce fuori dalla storia e da noi stessi e che un giorno accadrà. Non può essere atteso come ogni mattina aspettiamo, con le mani in mano, un po' addormentati e seduti sulla panchina, l'arrivo del bus!
Il Regno di Dio deve essere invece oggetto di speranza, che è attesa vigilante, laboriosa.
(Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri...) sperare non è semplicemente attendere, ma "desiderare provocando" desiderare ardentemente una realtà che è ancora sogno, cercando di raggiungerla e realizzarla qui ed oggi, in questo mondo.
Oggi c'è sempre più gente che ha rinunciato a sognare, vivacchia, tira avanti con indifferenza tra una barzelletta su Facebook e l'ultimo modello di ipod, cioè non aspetta più niente dalla vita. Il principe di questo mondo fa sempre più presa con i suoi messaggi realistici e rinunciatari: questo mondo ormai è corrotto e non lo si puó raddrizzare... non c'è niente da fare... è sempre stato così non si può cambiare... ritagliati il tuo spazio, vivi meglio che puoi... è un'inutile perdita di tempo e energie, e forse anche dannoso, sognare... I sogni sono sogni: non si realizzano mai!
E noi: siamo gente che sogna? ci entusiasmiamo e crediamo nel sogno di Dio?

DOMANDE O PROVOCAZIONI?
Contempliamo e analizziamo la realtà e il mondo in cui viviamo, contempliamo il "sogno" il "Progetto di Dio":

  • A partire dal sogno di Dio e dall'oggi in cui viviamo: che mondo e che umanità sogniamo?
  • In questo camminare e far presente il Sogno: cosa alimenta la nostra speranza? Cosa la spegne?


Dalla nuova newsletter di Missio giovani, il commento di Gilberto Longoni, Comunità Santo Espiritu, al Vangelo della 2nda Domenica di Avvento, dell'anno A.