Omelia (04-12-2011)
Ileana Mortari - rito romano
Giovanni predicava un battesimo di conversione

La terza lettura propostaci dalla liturgia di questa domenica � l'inizio del vangelo di Marco, che ci accompagner� per tutto l'anno liturgico B.

Quello di Marco � il primo in senso cronologico dei tre vangeli "sinottici" (quelli secondo Matteo, Marco e Luca), detti cos� perch� hanno una struttura molto simile e, trascrivendoli su tre colonne parallele, si possono scorrere contemporaneamente con un sol "colpo d'occhio" ="sun-opsis" in greco.

Per circa 30-40 anni dopo la morte di Ges�, tutto quello che riguardava la sua vita e il suo insegnamento venne tramandato per lo pi� oralmente nelle prime comunit� cristiane; di scritto c'erano solo raccolte di miracoli, di parabole, gruppi di episodi o insegnamenti simili, oltre al lungo racconto della passione-morte-resurrezione di Ges�: sono le cosiddette "raccolte presinottiche" scritte sia in aramaico che in greco-ellenistico, visto che la Chiesa di Gerusalemme era bilingue.

Ora Marco fu il primo che decise di raccontare con ordine tutto quello che riguardava Ges�, seguendo il filo di una "storia" nel suo svolgersi: la "storia di Ges�", dalla predicazione del precursore Giovanni Battista fino alla conclusione della sua vicenda terrena.

Con ogni probabilit� egli scrisse il suo vangelo a Roma, in lingua greca, sulla base della predicazione di Pietro, capo degli apostoli, tra il 60 e il 70 d.Cr.

"Inizio del vangelo di Ges� Cristo, Figlio di Dio" (v.1) Questa frase � programmatica, contiene in nuce tutto lo scritto di Marco, non dice solo che inizia il testo materiale del vangelo, ma intende con "evanghelion" proprio la "Buona novella" che ha per oggetto la vita e l'insegnamento di Ges�, che � il Cristo e il Figlio di Dio.

Il testo marciano � costruito in modo da rispondere a due grandi domande: "Chi � Ges�?" e "Chi � il discepolo?" e ha una struttura molto semplice e lineare; dopo un'introduzione (cap.1,1-13), presenta due grandi parti, ciascuna delle quali termina con un'affermazione che � proprio la risposta, la doppia risposta, al primo interrogativo.

La prima parte si conclude infatti con la confessione di Pietro a Cesarea di Filippi, che, a nome anche degli altri apostoli, dice: "Tu sei il Cristo" (Mc.8,29) e la seconda parte termina con l'affermazione del centurione romano sotto la croce di Ges�: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!"(Mc. 15,39).

E poi c'� l'epilogo della Resurrezione (16,1-8) e un'aggiunta - non di Marco - relativa alle apparizioni del Risorto ai discepoli (16,9-20).

Dopo il "titolo" del vangelo abbiamo la presentazione di Giovanni il Battista, precursore di Ges�. La sua figura � introdotta da una doppia citazione dell'Antico Testamento, per mettere subito in evidenza che quanto sta per iniziare � il compimento delle promesse e dei preannunzi del Primo Testamento. Le parole del profeta "Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te...preparate la strada del Signore..." (vv.2-3) erano originariamente riferite a Jahv� che doveva ricondurre in Israele il suo
popolo dall'esilio di Babilonia; nel vangelo di Marco designano invece il Messia atteso, di cui Giovanni dice: "Dopo di me viene uno che � pi� forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali" (v.7) Il gesto di slacciare i sandali era talmente umile che non poteva essere imposto neppure allo schiavo; in questo modo Giovanni ci fa capire la distanza abissale che lo separa dal Preannunciato; il Battista esiste solo in funzione di Lui, � come un araldo col dito puntato sull'Atteso, al quale orienta tutti quelli che accorrono nel deserto ad ascoltare la sua voce.

Ed � molto significativo che Giovanni "predichi un battesimo di conversione per il perdono dei peccati" (v.4), perch�, in contrasto con la mentalit� allora corrente, che si aspettava un Messia politico, Giovanni fa capire che il vero ostacolo alla liberazione finale di Israele non era la dominazione romana, ma il peccato che separava il popolo dal suo Dio.

Cos� egli battezza, cio� fa compiere al fedele un "bagno lustrale", purificatore, che � il segno esteriore di un forte impegno di "conversione": questa consiste in un cambiamento di mentalit� ("met�noia" in greco), un ritorno interiore al Dio dell'alleanza mediante l'obbedienza alla sua volont� (cfr. Ger. 3,6-13); il battesimo di Giovanni � solo una preparazione al vero e proprio battesimo, quello di Ges�, che "vi battezzer� con lo Spirito Santo" (v.8)

Circa il dono dello Spirito, gi� i profeti ne avevano parlato come di una delle caratteristiche dei tempi messianici, presentandolo quale principio purificante e santificante (cfr. ad esempio Is.44,3; Gioele 3,1; Ezech.36,25-29). E in effetti con Cristo avviene una svolta radicale: non c'� pi� solo l'impegno dell'uomo alla conversione e al ritorno a Dio; ma il battezzato � inserito in pienezza in Dio, partecipa della Pasqua del Signore, che con il Suo sacrificio lo libera dal male e dal peccato, riceve in s� il principio della stessa vita divina, tanto da potersi ormai chiamare "figlio adottivo" del Padre celeste.