Omelia (06-11-2011) |
don Luigi Trapelli |
L'olio della saggezza Il Regno dei cieli è simile a dieci vergini che Gesù divide in sagge e stolte, in chi è sapiente perché si procura l'olio e chi invece, confidando in se stesso, non si preoccupa dell'arrivo dello sposo. Questa parabola ci prepara a vivere l'attesa verso la fine dei tempi, ma ci parla anche della grande gioia per accogliere Colui che viene sempre in mezzo a noi. E' un invito a cogliere almeno tre dimensioni della nostra vita. 1. Essere saggi, ossia persone che pensano, riflettono e, prima di operare una scelta, sanno consultarsi. "Quando il dito indica la luna, l'imbecille guarda il dito", dice un noto proverbio cinese. La saggezza non è offerta in misura immediata, è frutto di grande pazienza, di riflessioni, di scelte non prese per sentito dire o dettate dalla fretta. Saggio è colui che non si lascia imbrigliare dall'emotività, ma vede le cose con un certo distacco, aiutato da persone di fiducia, per riuscire a intravedere la strada migliore da prendere nel proprio cammino. 2. Il secondo ambito si lega all'olio e alle pratiche di giustizia e di carità che pratichiamo. Per vivere, ho bisogno di capire che non sono solo e che posso dare un piccolo contributo nei confronti degli altri. E' l'olio che lubrifica la mia vita, mi fa essere più attento alle esigenze degli altri, non mi fa diventare solo un peso la vita cristiana. E' l'olio della gioia, come il crisma, l'olio profumato che indica a chi riceve la cresima come Dio sia sempre vicino ad ogni persona. Sempre. L'olio indica robustezza, forza, è l'olio degli atleti e noi siamo chiamati a irrobustire la nostra vita cristiana, laddove ci impegniamo nella ricerca di un mondo più giusto, perché la nostra vita cristiana risplenda nella santità. 3. Attenti e vigilanti perché ci possiamo assopire, addormentare e non essere pronti ad accogliere lo sposo. Noi ci diciamo cristiani, ci sentiamo a posto per mille motivi, ma molte volte questa fede rischia di essere schiacciata dai mille impegni. Ho tanto da fare, vorrei, ma non posso Signore, accetta questa mia povera preghiera; in passato ero migliore, mentre ora... Se non coltiviamo la nostra fede con la preghiera, la testimonianza, ma anche il silenzio che riflette, rischiamo di essere preda delle mille preoccupazioni della vita e arrivare a fine giornata stanchi morti, senza neppure il tempo di dire: "Signore grazie". Rischiamo di arrivare con la lampade ormai spente come le vergini stolte. Vi è anche la fatica di cogliere l'apparente assenza di Dio. Dio ci parla proprio grazie alla Sua assenza. La Sua assenza rivela una presenza ancora più forte. Dio ci parla sempre nel nascondimento, nelle piccole cose, nella semplicità dell'amore di un padre e nella tenerezza di una madre. Anche Dio potrebbe dire a noi come alle vergini stolte: "State fuori! Non vi conosco! L'invito al vegliare diventa per tutti noi l'opportunità di sentirci una comunità viva, che sa attendere il Suo Signore nella preghiera e nelle opere di carità, avendo l'olio sempre con noi, ossia la testimonianza schietta della nostra vita cristiana. |