Omelia (23-10-2011)
don Marco Pedron
Ti amo quanto mi amo

Siamo ancora nel capitolo 22 di Mt. Domenica scorsa abbiamo sentito l'episodio del tributo a Cesare (Mt 22,15-22). Il vangelo iniziava dicendo: "I farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo" (Mt 22,15). I farisei ci provano ma non ci riescono.
Dopo quel vangelo, in Mt c'� un altro episodio dove i sadducei vanno da Ges� con una questione assurda. Questo vangelo noi lo leggiamo nell'anno C, nella versione di Lc (Lc 20,27-40): "Una donna sposa sette mariti e tutti questi muoiono senza lasciare discendenza". C'era una legge che diceva: "Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposer� la vedova e cos� susciter� una discendenza a suo fratello". "Di chi dunque", gli chiedono, "questa donna, alla resurrezione, sar� moglie?" (Mt 22,28). La questione � assurda ma lo scopo non � imparare, capire: lo scopo � un altro. Infatti lo scopo dei sadducei � quello di metterlo in difficolt�, di trovare pretesti per accusarlo e condannarlo. Solo che neppure loro ci riescono.
Dunque: i farisei no, i sadducei no. Cosa fanno adesso? Fanno un ultimo tentativo (il vangelo di oggi). Cos� per non rischiare un altro insuccesso, i farisei scelgono una persona competente: un dottore della legge. Nel vangelo si dice chiaramente: "Avendo udito che aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme per metterlo alla prova" (Mt 22,34-35). Quindi, per non fare un'altra figuraccia, i farisei scelgono il meglio del meglio: un dottore della legge.
Il verbo "metterlo alla prova" � peirazo e vuol dire tentare: � lo stesso verbo che si usa per satana (Mt 4,1) quando tenta Ges� per tre volte. E' incredibile come nel vangelo l'istituzione religiosa, qui come altrove, sia paragonata al diavolo e continui sempre a tentare e a mettere alla prova Ges�.

E cosa gli chiede il dottore: "Maestro, qual � il pi� grande comandamento della legge?" (Mt 22,36).
Intanto osserviamo: lo chiama "maestro" (Mt 22,36). Ma se tu chiami uno maestro � perch� vuoi imparare qualcosa da lui (tu sei il suo discepolo). Ma il dottore invece, non solo non vuole apprendere, lo vuole mettere alla prova.
Ges� era ascoltato da molte persone. C'era chi lo ascoltava per imparare: i discepoli (discepolo, in greco da manthano=colui che impara). C'era chi lo ascoltava per trovare motivi di accusa (i religiosi del tempo): qualunque pretesto, quindi, andava bene. Ed � chiaro che se questa � la tua intenzione, ti puoi attaccare a tutto. C'era chi lo ascoltava per trovare conferme alle proprie idee: Pietro vedeva Ges� come il Messia trionfante. Aveva la sua idea in testa e deformava, piegava, le parole di Ges� secondo ci� che lui voleva. C'era chi lo ascoltava per curiosit�, chi per fama, chi per interessi personali, come quei dieci lebbrosi (Lc 17,11-19) che volevano solo la guarigione fisica ma non la guarigione del cuore.
Con quale intenzione fai questa cosa? Perch� l'intenzione ti dice gi� il risultato che avrai. Il dottore della legge ha un'intenzione ben chiara: trovare motivi di accusa. La verit� non gli interessa.
La domanda non � una semplice curiosit� ma una seria questione che inquieta le autorit� religiose. Infatti si chiedono: "Ma che cosa pensa Ges� del Decalogo? Qual � l'atteggiamento di Ges� verso la Legge?". Ges� infatti non solo aveva preso le distanze dai comandamenti ma li aveva pure trasgrediti.
Nel vangelo di Mt (5,21, ss) Ges� a pi� riprese dice: "Avete inteso che fu detto agli antichi... ma io vi dico...". Ges� definisce "vecchi, sorpassati" i comandamenti che tutti consideravano validi (i Dieci Comandamenti che ancora noi a volte riteniamo come modello di esame di coscienza!).
Il dottore quindi si avvicina per controllare la sua ortodossia e per poterlo poi denunciare. Infatti lui la risposta la sa bene: "Qual � il pi� grande comandamento?". "Ovvio, il sabato!". Il comandamento pi� grande era il sabato, il comandamento che perfino Dio rispettava (Gen 2,3), visto che neppure lui di sabato lavorava. La trasgressione del sabato equivaleva all'adempimento di tutta la legge e la disobbedienza era punita con la morte. Es 31,14 � chiaro: "Osserverete dunque il sabato, perch� lo dovete ritenere santo. Chi lo profaner� sar� messo a morte; chiunque in quel giorno far� qualche lavoro, sar� eliminato dal suo popolo".
Ma che fa Ges�? Se ne frega di questo comandamento. E se deve fare qualcosa di importante, ad esempio guarire un ammalato, lui lo fa', perch� per lui l'amore � pi� importante della legge.
Se Ges�, quindi, avesse risposto ci� che tutti sapevano "il sabato", il dottore della legge gli avrebbe risposto: "Vero, giusto, maestro. E perch� tu non lo rispetti, allora?".
Se Ges�, invece, avesse risposto in maniera diversa, sarebbe stato passato come un ignorante e un non conoscitore della legge.

Il dottore della legge si rif� alla Bibbia: lui � un esperto e la conosce. Ges� risponde citandogli sempre la Bibbia (e cos� si mostra esperto in materia), ma non ci� che lui si aspetta (e cos� lo sorprende e gli fa vedere che la Bibbia non va presa alla singola lettera).
Infatti Ges� si rif� alla preghiera che gli ebrei recitavano due volte al giorno, il "Credo" degli ebrei (Dt 6,4-9): "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutto il tuo essere e con tutta la tua mente. Questo � il pi� grande e il primo dei comandamenti" (Mt 22,38). Il dottore non pu� che essere d'accordo: fin qui, tutto va bene. "Amare Dio", in fin dei conti non � difficile, tanto non si pu� misurare e nessuno lo pu� sapere.

Il problema � adesso perch� aggiunge: "E il secondo � simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso (Lv 19,18)". Anche questo c'era scritto nella Bibbia. Quindi, a rigor di logica Ges� non fa niente di nuovo. Ma in realt� s�.
Ges�, infatti, lega l'amore di Dio all'amore del prossimo. Cio�:
1. Amare Dio senza amare veramente le persone � nullo, non � amore per Dio.
2. Quello che dite ogni giorno (visto che lo dite), praticatelo (io lo faccio!)!
Ed � chiaro che il dottore si trova spiazzato e sorpreso: "Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno da quel giorno in poi, os� interrogarlo" (Mt 22,46).

Osserviamo per� che qui Ges� risponde ad un ebreo. Il dottore si rif� ai suoi comandamenti e Ges� gli dice: "Giusto! Risposta ortodossa. Ma fallo! Praticala!". Perch� questa risposta non � ci� che Ges� ha detto ma ci� che la Legge diceva. Quindi Ges� dice: "Gi� cos� � buono!".
Ma Ges� non dir� di amare gli altri come se stessi ma come Lui ci ha amati (Gv 13,34). "Ama il prossimo tuo come te stesso � buono ma non � il modello di amore che Ges� ci ha portati". Per tre motivi.
1. Il concetto di prossimo. Per un ebreo prossimo era un altro ebreo (Lv 19,18) o al massimo uno che abitava in Palestina. Quelli fuori o i non ebrei, quindi, non erano affatto considerati prossimi.
2. Il concetto di "come te stesso". Perch� se io mi amo poco, ti amer� poco. E se io non mi amo allora neppure ti amo. Se io non ho ricevuto amore allora te ne posso dare. Ma Ges� ci dir�: "Ama il prossimo non come te stesso ma come Dio ti ama, come io vi ho amati". Il modello di amore passa da me a Dio. Ed � diverso! Poich� la maggior parte di noi non si ama e se amassimo il prossimo come ci amiamo, non ameremo nessuno!
3. Per un ebreo l'amore per Dio � radicale ("tutto il tuo cuore, tutta la tua anima e tutta la tua mente", Mt 22,37) mentre quello per l'uomo no. Infatti non si dice di amare gli altri "con tutto il cuore, l'anima e la mente", ma solo come se stessi. Ci� che era fondamentale, per un ebreo, era l'amore per Dio. Quello per il prossimo veniva dopo. Infatti quello per Dio - e Ges� lo sa - viene prima, solo che Ges� dir� che il secondo (quello per il prossimo) � nient'affatto che lo stesso del primo.
Per Ges� amare l'uomo � amare Dio e amare Dio � amare l'uomo. Se ami Dio non si vede da quanto sei pio o religioso ma da quanto amore tu hai per l'uomo. Per Ges� il vero credente non � colui che obbedisce alle regole religiose ma che vive realmente l'amore.

Cosa vuol dire questo vangelo per noi? 1. L'amore � rendere vivo l'altro.
A-more=ci� che non (a) ti fa morire (mos-mortis): e ci� che non ti fa morire ti rende vivo, vitale.
Ges� non chiedeva ai guariti di seguirlo o di offrirgli qualcosa. Lui vedeva che soffrivano, che erano morti o ciechi, li guariva, li rimetteva in contatto con la vita e con la vista. Cio�: Ges� non voleva un ritorno da coloro che guariva (neanche la fama perch� chiedeva sempre che non divulgassero la cosa, di non parlarne con nessuno), non aveva un interesse e non esercitava un potere ("Ti ho fatto questo, quindi tu mi devi qualcosa").
Ges� non guariva neanche per convertire. Non diceva: "Ti guarisco ma tu devi credere in Dio; tu devi venire in chiesa; tu devi obbedirmi; tu mi devi...". Lui vedeva uno che soffriva e il suo amore era liberarlo dalla sofferenza, dalla morte o dal suo disagio.
L'amore (di Ges�) � questo: chi ama rende vivo l'altro. Se ti amo voglio il meglio per te. E ci� che � meglio per te non � detto che sia ci� che io vorrei.
Un mio amico preferisce un altro a me: "Se questo � davvero il tuo bene, sia cos�!".
Mio figlio potrebbe fare il liceo e invece sceglie un istituto tecnico perch� ha l'hobby della musica e la musica lo fa vivere: se � cos�, sia cos�.
Un catechista: "Quest'anno non faccio catechismo perch� sarebbe pesante per me e poi sono scarico e ho bisogno di ritrovare motivazioni". Ci sarebbe bisogno, ma se questa cosa ti fa vivere, sia cos�.
Un ragazzo: "Vado a vivere a Londra perch� qui non ce la faccio pi�". Se per lui questo � una possibilit� di ritrovarsi, di mettersi alla prova, di ricominciare, per amore gli dir� di s�, anche se so che vuol dire perderlo, anche se mi dispiace lasciarlo andare. Se ti fa vivere, sia cos�!
La vita di un prete � stare in mezzo ai giovani, riesce benissimo. Io vescovo avrei cos� tanto bisogno in una parrocchia, ma so che lo "ucciderei". Se questo ti fa vivere, sia cos�!
Un anziano sta in una casa diroccata, sporca e senza riscaldamento. Ci sarebbe un posto per lui in pensionato, ma quella � la "sua vita e quelli sono i suoi animali". A me verrebbe da dire: "Ma di l� stai meglio!", ma lui la vive come una prigione.
Un uomo trov� una volpe. Era in fin di vita ferita da dei cacciatori. L'uomo se ne prese cura e dopo vari mesi miracolosamente la volpe guar�. La volpe era molto grata a quell'uomo: erano diventati amici. Anzi la volpe era diventata la migliore amica di quell'uomo. La volpe guardava ogni giorno fuori dalla finestra: era il richiamo del bosco, ma come poteva lasciare quell'uomo che le aveva dato la vita? In fin dei conti non stava male l�, anzi, ma la casa non era la "sua casa". L'uomo vedeva la scena tutti i giorni e notava nella volpe la nostalgia del bosco. D'altra parte era molto affezionato a lei, ed erano molti mesi che vivevano insieme. Ma un giorno si decise: la port� nel bosco e gli disse: "Vai, segui il tuo richiamo!". La volpe lo guard� un'ultima volta e se ne and�. Non la rivide mai pi� e soffr� molto di questa cosa. Quando raccont� il fatto ad un suo amico, questi gli disse: "Ma perch� l'hai fatto?". E lui rispose, semplicemente: "Per amore".

2. Amarmi � volere il mio bene, cio� rendermi vivo.
Amarmi � lottare per ci� che � bene per me. Per noi l'amore � ci� che gli altri ci devono fare: ma il primo amore � ci� che noi facciamo per noi stessi.
Il mio collega mi prende in giro: perch� voglio cambiare lui? Perch�, invece, non cambio io? Tanto a questo mondo trover� degli altri che mi prenderanno in giro. Perch� non imparo a difendermi, a far valere il mio valore? Amarmi � far s� che la mia persona sia rispettata.
Nessuno mi vuole. Perch� continuo ad arrabbiarmi con gli altri che non mi invitano e che mi escludono sempre? Amarmi � cambiare il mio carattere e la mia persona: cos� sar� amabile, accettabile e ricercato.
Ho una paura che mi blocca (paura di provare, di sbagliare, di parlare, di tagliare, di fare una scelta, ecc.). Amarmi � affrontarla perch� io merito di vivere senza paura, in tutta la mia pienezza, in tutte le mie possibilit�, al meglio e al massimo di me.
In compagnia nessuno mi rivolge la parola. Invece di inveire col mondo che � cattivo e che ce l'ha con me, lavoro su di me. Amarmi � essere presentabile, farmi pi� magro, pi� bello; amarmi � avere un carattere meno irascibile e pi� estroverso; amarmi � essere pi� aperto, elastico e meno giudicante e pretenzioso; amarmi � diventare un uomo migliore. Non ho mai trovato nessuno che veramente si ami che non sia amato da un sacco di gente.
Non chiedere agli altri ci� che tu non sai fare per te: � parassitismo.
3. Ama il prossimo tuo come te stesso. Spesso noi cristiani abbiamo tradotto: "Ama il prossimo tuo contro te stesso", oppure" ama il prossimo tuo al posto di te stesso". Cos� amarsi era egoismo, narcisismo, peccato: solo spendersi per gli altri e sacrificarsi era buono e santo. Veniva sempre citata la frase: "Se uno non rinnega se stesso e non prende la sua croce...": e cos� la vita "doveva" essere sacrificio e solo se si era infelici e pieni di "rogne" Dio ci accettava. Peccato che quella frase voglia dire tutt'altro! Bisognava quindi amare gli altri, sopportare l'impossibile e obbedire a chi non aveva la minima intenzione di fare un passo o un cambiamento. Ma tutto questo non si pu� chiamare amore.
Ma come si pu� amare gli altri se non si ama neanche se stessi? Come posso insegnarti a suonare la chitarra se neppure io lo so fare? Come posso darti soldi se non ne ho neppure io? Non si pu� dare ci� che non si ha.
Oggi sappiamo cose che ieri, una volta non sapevamo. Ama il prossimo tuo come te stesso pi� che un invito definisce una realt�: l'altro lo ami come ami te. Lc 6,37-38 � chiarissimo a proposito: "Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sar� perdonato; date e vi sar� dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sar� versata nel grembo, perch� con la misura con cui misurate, sar� misurato a voi".
Cio�: gli altri li ami esattamente come ti ami. Non si pu� dare di pi� di quello che si ha: ti amo esattamente e non di pi� di come mi amo.
Se io mi giudico, ti giudico. Amo te come amo me. Se il metro con cui mi misuro si chiama "giudizio" ("Questo va bene; questo non va bene; questo si fa cos�; cos� non si fa; non dovevi; te l'avevo detto; adesso hai sbagliato; sei sempre il solito; non capisci niente, ecc."), il metro con cui ti misuro (visto che � lo stesso) si chiamer� "giudizio".
Se io pretendo da me, pretender� anche da te. Se io ho molte aspettative su di me ("Devo esser cos�; non devo fare quello; devo far sempre contenti gli altri; devo riuscire; non posso fallire, ecc.") di certo avr� molte aspettative su di te. Perch� il mio metro � "aspettativa" e va nei due sensi. Credo che gli altri si aspettino molto da me e io mi aspetto molto dagli altri.
Ma vale anche all'inverso. Come amo gli altri amo anche me. Se io sono razzista, di certo odier� (metter� al bando) alcune parti della mia persona (in genere le parti vulnerabili, piccole ed emotive). Se io sono inflessibile con i miei figli, alunni, di certo sar� inflessibile anche con alcuni aspetti miei. Se sono superficiale con gli altri, lo sar� anche verso alcune cose di me che non voglio vedere.
Ama il prossimo tuo come te stesso definisce una semplice verit�. E' un'equazione: l'amore per te � proporzionale all'amore per me e viceversa. Ti amo come mi amo; mi amo come ti amo.

4. Amare in pienezza. Il vangelo parla di "amare con tutto il cuore, l'anima e la mente". Altrove si aggiunge "con tutte le forze" (Lc 10,27). L'amore cio�, avviene a tutti i livelli, con tutte le parti di noi, altrimenti non � amore.
Amarmi cos�. Il collega mi dice qualcosa dietro le spalle e la cosa mi ferisce.
Con tutto il cuore. Sento che merito amore e che non sono degno di essere calpestato.
Con tutta la mente. Non faccio pensieri distruttivi su di me: "Me lo merito; sono il solito incapace; nessuno pensa bene di me; forse ha ragione...".
Con tutte le forze. Agisco in mio favore perch� mi amo. Vado da lui e gli chiedo: "Ho sentito che hai detto questo... e questo... � vero? Perch� hai detto cos�?".
Amarti cos�. Sento un legame d'amore per te.
Con tutto il cuore. Sento dentro di me quanto sei importante nella mia vita e quanto sei benefico (sentimenti buoni).
Con tutta la mente. Penso bene di te e ti stimo, ti rispetto e voglio il tuo meglio (pensieri buoni).
Con tutte le forze. Ti scrivo, ad es.: "E' una fortuna che tu ci sia nella mia vita" (azioni buone).
L'amore mente e forze senza cuore diventa volontarismo e azione, amore freddo e senza passione perch� non c'� il sentimento.
L'amore mente e cuore senza forze diventa sentimentalismo perch� non c'� azione.
L'amore cuore e forze senza mente, diventa istintivo, irrazionale, perch� non c'� il pensiero, non c'� consapevolezza e lucidit�.
L'amore pieno comprende mente, cuore e forze.

5. E l'amore di Dio?
Nell'Ultimo Giorno Dio, il gran Capo di tutto, ci chiamer� di fronte a Lui: "Si presenti il Tal dei Tali". E tutti ci presenteremo davanti a Lui. Lui tirer� fuori il suo gran librone dove ci sar� scritto tutto quello che in vita abbiamo fatto e che non abbiamo fatto, ma non lo legger� affatto.
Poi ci dir�: "Marco... Chiara... Francesco... vuoi vivere per sempre con me?". E se lo vorr�, io risponder�: "S�". E Lui mi dir�: "E allora vivi per sempre con me!". E sar� una gran festa.
Perch� l'amore di Dio � incondizionato: senza condizioni, senza premi, senza meriti. E quando ameremo cos�, conosceremo il prezzo e la bellezza dell'amore.

Il re amava una ragazza del suo paese, molto povera ma molto molto bella. La ragazza era molto lusingata dal re e dall'incredibile possibilit� di diventare la sua regina. Solo che il suo cuore era per il ragazzo suo vicino di casa, di condizione come la sua. Il re la chiam� a palazzo e la tratt� come una regina. La donna era lusingata da tanto amore ma il suo volto aveva sempre un velo di tristezza. Qualunque cosa faceva per lei, lei lo accettava ma la tristezza non se ne andava dal suo volto. Il re allora un giorno chiam� il saggio di corte esponendogli la questione. "Sei disposto a tutto, o mio sire, per vederla felice?". "S�, a tutto!". "Lasciala andare, allora!". Il re non si aspettava questa risposta e ci pens� tutta la notte. La mattina dopo le parl� e lasci� andare... il volto della donna si illumin�. Qualche settimana dopo il re incontr� il saggio e gli disse: "Non ho mai sofferto cos� tanto, saggio mio, ma non ho mai amato cos� tanto".
Pensiero della settimana

Non ti posso amare pi� di quanto mi amo.
Per vedere quanto amore ti posso dare guardo a quanto so amarmi.
E per vedere quanto amore mi puoi dare guardo a quanto ti ami.