Omelia (13-02-2011) |
don Carlo Occelli |
Quando finisce la notte? Il discepolo di un rabbino ebraico che non riusciva più a dormire, chiese al suo maestro: "Quando termina la notte? - Quando vedo la mia mano davanti agli occhi?" "No," dice il rabbino. "Quando vedo l'albero davanti alla finestra?" "No," dice il rabbino. "Quando vedo il coniglio correre per i campi?" "No,", dice il rabbino. "La notte termina quando tu riconosci il volto dell'altro come un fratello." Bellissimo questo racconto. Mi ha condotto dal vangelo della scorsa settimana a quello odierno. (Amici! Allora, quanto siete stati pubblicitari del Maestro? Che vi sarà successo? Quale fede avete testimoniato con il vostro vivere? Quale presenza siete stata in questo frastornato mondo? Luce del mondo e sale della terra?... dai, coraggio, continuiamo a seguirlo nella gioia!) Gesù mi riporta sempre alla concretezza della vita, non desidera che io passi il tempo con la testa tra le nuvole, che io faccia della mia sequela un bel segno religioso validissimo per tranquillizzarmi la coscienza. Gesù desidera che la smetta di frequentare le chiese, di pregare rosari, di celebrare Messe, di studiare i sacri testi... per poi fare tutt'altro nella vita ordinaria! Ho avuto una visione? Dio mi ha bussato alla porta? Ho semplicemente letto la pagina di oggi. Chiara. Lineare. Forte. Dura. Bella. Eh sì, perché la Parola è bella proprio nel suo essere sferzante. Gesù, hai ragione. Come sempre. Mi sproni ad una fede viva, oltre le maschere. La notte termina quando riconosci il volto dell'altro, di qualsiasi altro, come il volto del tuo fratello e della tua sorella. Gesù prende sei grandi messaggi della tradizione e li completa. Una bomba. Parole che rivoluzionano tutto. Lo so, alla parola "rivoluzione" associata a Gesù si arriccia subito il naso. Non è corretta. Gesù era figlio di Dio, mica un rivoluzionario! Certo certo, per carità! A me comunque queste paroline paiono rivoluzionarie. Dite quel che volete, esse rimangono taglienti come la spada più affilata. Eppure delicate come un'ala di farfalla. Solo le Sue parole suonano nel cuore come queste. Taglienti e delicate. Avete inteso che fu detto... MA IO VI DICO... e trac, e la vita cambia, e la rivoluzione inizia. Avanti amici!!! Possibile che non sentiamo questo appello al cambiamento radicale, possibile che queste parole non suscitino in noi il desiderio impellente di cominciare a vivere da risorti, come lo siamo già realmente? Ma certo che si! Come saremo luce del mondo e sale della terra?!? Tranquilli che Gesù è molto concreto. (Abbiamo tre detti sul prossimo, due sull'adulterio, uno sul giuramento... accontentiamoci di iniziare da uno di essi in questa settimana!) Ebbene il primo comandamento ricordato è: non uccidere. Rileggiamo con calma le parole successive: ma io vi dico... chiunque si adira... chi dice stupido... chi dice pazzo..." Riconoscere il volto dell'altro come fratello? Essere luce e sale? Ecco la concretezza: Oh... guardo alle mie parole, ai miei gesti, alle mie relazioni... Mi fermo in preghiera, mi distanzio un pochino dalla mia vita per poi rientrarci: ma dove sono finito? Ma da cosa sono condotte le mie parole? Ma che razza di faccia ho quando entro in casa? E quando saluto i miei colleghi? Quando entra il prof? Quando incontro quella persona in corridoio? Quando discuto sulla mia fede? Ma quando parlo, dialogo, gioco, lavoro, corro, studio... io, credente, come sono? Dove finisce il vangelo che con così tanta devozione ascolto o addirittura predico ad altri? Scusate, ma non sentite anche voi nostalgia di nuovo? Di testimonianza vera, semplice, genuina? Siamo creati ad immagine e somiglianza di Gesù Cristo, non ad immagine degli ospiti dei talk show! E non ce l'ho con loro ma perbacco!, se la mia fede della Domenica non entra nel mio stile di vita ordinario, siamo alla frutta. E allora Gesù si arrabbia. Uh, non sopporta che lo si segua con ipocrisia. Sta cosa lo manda veramente su tutte le furie! Della formalità non gli interessa. Del fatto che tu ascolti il vangelo ogni settimana, ma poi non riconosci l'altro come un fratello... non se ne fa nulla! Che coraggio il Maestro!!! Se sei lì che stai entrando in Chiesa, magari ti accingi a leggere o cantare o a svolgere altri servizi... e ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì tutto e va' prima a riconciliarti! Ragazzi, bisognerebbe fare così. Ossìì!!! Arrivati all'offertorio dovremmo avere il coraggio di dire a tutti: carissimi fedeli, tutti a casa! La Messa continuatela voi nella riconciliazione! Rientrare in sacrestia. Spegnere tutto. Chiudere le chiese. Con la doppia mandata per Dio! E che diamine! A che pro? ... per riconciliarsi... per far finire la notte... perché la fede torni a farci volare... perché le nostre eucaristie tornino ad essere un abbraccio perché si torni a cantare la speranza del risorto perché le nostre parole siano per l'altro un regalo e dai nostri dialoghi scompaia l'insulto l'arroganza la superbia. Parole rivoluzionarie. Parole che domandano di essere incarnate. Ancora e sempre. E da chi, se non da te? |