Omelia (23-01-2011)
padre Paul Devreux


Questo vangelo ci racconta in poche righe un avvenimento che ha cambiato il corso della storia. Gesù, avendo saputo che Giovanni Battista è stato arrestato, torna nella sua terra, in Galilea e comincia a predicare nelle sinagoghe avendo come base la città considerata mezza pagana di Cafarnao. Praticamente comincia dai più lontani. Lui stesso sarà chiamato il Galileo, con una nota di disprezzo. Gesù ha sempre avuto questa predilezione per quelli che socialmente non contano e sono disprezzati e cosi facendo invita anche noi a farlo.

Invita la gente alla conversione, come faceva Giovanni Battista e come farà anche Pietro il giorno della Pentecoste, cioè c'invita a dare importanza al Signore, per poter vivere in un mondo di luce, dove regni la giustizia e la pace. Questo è possibile se lo prendiamo sul serio, ed è anche per questo che chiama alcuni a seguirlo, affinché lo possano conoscere meglio e diventare i suoi più stretti collaboratori.

Molti lo hanno ascoltato e dato retta, altri no. Il mondo che abbiamo oggi è il frutto di questi due gruppi di persone, o per essere più esatti dalla divisione che c'è nel cuore di ogni uomo tra l'aderire al bene o al male, alla santità o al peccato.

Anche oggi il Signore ci dice:"Convertiti e credi al Vangelo". Anche oggi c'invita a seguirlo, a dargli retta, per provare a costruire e lasciare alle generazioni future un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto. Il futuro non dipende dalla borsa, dipende da noi, e sarà di luce se noi oggi diamo importanza alla luce che ci viene dal Signore.

"Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Questa è la promessa.