Omelia (26-12-2010)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
a cura delle Clarisse di Citt� della Pieve
Oggi la liturgia ci chiede di rimetterci in cammino, con Ges�, Giuseppe e Maria. Solo ieri siamo giunti a Betlemme, al termine del cammino del tempo di Avvento, tutto proteso verso la grotta. Finalmente ci siamo fermati, e l'abbiamo visto, Lui, il Figlio di Dio fatto uomo, sulle braccia di Maria e custodito da Giuseppe: una piccola famiglia, come tante in Israele, come tante ai nostri giorni. Ma noi sappiamo che � una famiglia speciale, fatta di persone speciali. Per questo ci piacerebbe fermarci a contemplare, per goderci questo tempo pieno "di tenerezza, di bont�, di umilt�"... tutti quei sentimenti che Paolo bene descrive nella lettera ai Colossesi.
Ma non si pu�. Se vogliamo stare con la Santa Famiglia - e dobbiamo stare con loro, perch� sono persone speciali - dobbiamo gi� levare le tende del cuore e seguirli in Egitto. "Erode vuole cercare il bambino per ucciderlo". Anche Giuseppe si trova sorpreso nella notte dall'annuncio dell'angelo, e non attende l'alba per proteggere il bambino dalla furia di Erode. Come farebbe qualsiasi buon padre. Seguiamoli, in terra d'esilio, tra gente straniera. Se abbiamo celebrato il Natale in verit�, dobbiamo adesso seguirli, non dobbiamo perdere Ges�. Perch� il Natale non sia solo poesia, ma concretezza di vita, dobbiamo subito, oggi, rimetterci in cammino.
Cosa questo significhi, per ciascuno di noi, dobbiamo leggerlo in fondo al cuore. Ma sarebbe ancora pi� bello se riuscissimo a leggerlo insieme, non come io ma come noi: noi famiglia, noi comunit� parrocchiale, noi comunit� religiosa, noi gruppo di studio o di lavoro... Perch� c'� un cammino che ciascuno di noi � chiamato a compiere personalmente lungo le strade della vita, e non pu� essere delegato ad altri. Ma c'� un cammino che dobbiamo compiere come Chiesa, dalla piccola Chiesa domestica che � la nostra comunit� familiare, fino a quella grande ed universale realt� che � la Chiesa di Dio. E il nostro cammino personale avr� un senso nella storia solo se terr� conto del cammino di tutti.
Ecco allora un buon compito per la settimana, forse addirittura per l'anno a venire: verso cosa camminare? Io, prima di tutto, ma anche e soprattutto NOI?
L'Egitto � una terra straniera: forse andarci da soli intimorisce, ma insieme � diverso. La Santa Famiglia affronta il viaggio unita. Se ci guardiamo intorno anche noi possiamo forse riconoscere terre straniere che ci circondano, anche noi possiamo osare di addentrarci nelle nostre terre d'esilio, dove a volte ci spinge la stessa vita, per necessit�. L'importante � farlo insieme, come comunit�, come Chiesa. Dove per terre d'esilio possiamo intendere quelle realt� che sentiamo lontane, estranee, anche ostili... ma che forse hanno bisogno che qualcuno vi porti Ges�, come provvidenzialmente � successo all'Egitto.
Ma il cammino non � finito, non � finito mai. "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele". Un altro annuncio, e si ritorna a casa. E' il Cielo a guidare i passi di Giuseppe: lui obbedisce e partono insieme. Sempre insieme, sempre come Chiesa, come comunit�: sempre noi... La sequela di Ges� non comporta indugi, e non comporta solitudini. Ti fa tornare al punto di partenza, ma non come all'inizio: ora si � ricchi di qualcosa di nuovo. L'esperienza dell'Egitto, del paese straniero, te la porti dentro e ti fa ricco di qualcosa che prima non conoscevi. Ogni uscita dai propri orizzonti ristretti amplia lo sguardo sulla vita, sul mondo, sul cuore dell'uomo.
Ecco la vita della Santa Famiglia, questa famiglia dicevamo un po' speciale. Una vita da pellegrini e forestieri, ma una vita insieme.
E cosa vuol dire insieme? Ce lo suggerisce S. Paolo, l� dove parla di "sentimenti di tenerezza, di bont�, di umilt�, di mansuetudine, di magnanimit�". Dove parla di sopportazione reciproca, di perdono. Di sottomissione, di obbedienza. "Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carit�, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori". Che � poi quanto ci dice in altre parole anche il Siracide: il rispetto dei propri doveri all'interno della famiglia porta gioia, lunga vita, salvezza. In poche parole attira la benedizione di Dio, e quindi la sua pace.
E' dunque il vincolo della carit� che ci fa passare dall'io al noi, che ci stringe insieme come comunit�, come Chiesa; che rompe il cerchio vizioso delle nostre solitudini e ci rende capaci di affrontare percorsi nuovi nella vita, forti del sostegno del fratello. E' il vincolo di quella carit� spicciola e semplice, fatta di gesti quotidiani, feriali, ma pieni di significato per chi li compie e per chi ne � oggetto. Gesti che sono stati ordinari anche in quella famiglia speciale che oggi stiamo contemplando: una famiglia santa e divina, ma tanto umana, come il Natale ci ricorda.
Certo, tra di loro tutto sar� stato spontaneo. Ma perch�? C'� un segreto, che oggi ci vogliono regalare: "La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza". Tra loro era presente la Parola, era presente Ges� stesso, Parola fatta carne. Sempre. Ecco allora il punto di partenza di tutto. La presenza di Ges�, che per noi oggi � presenza eucaristica, da una parte, e presenza della sua Parola, dall'altra. Ecco la fonte della carit�, e quindi della pace, della gioia anche in mezzo alle avversit� e alle contrariet� della vita. Ecco da dove attingere la forza per camminare insieme e affrontare quel viaggio verso l'Egitto, primo passo del lungo viaggio che porter� alla fine Ges� a Gerusalemme.
A questo punto ritorniamo pure davanti al presepio che ci attende a casa, rituffiamoci nella quiete di Betlemme. Il tempo liturgico ce lo consente. Ma non dimentichiamo che presto ci attende un viaggio, che Ges� stesso ci chieder� di accompagnarlo verso un "oltre"; e che sar� pi� semplice seguirlo se partiremo insieme, con le persone che la provvidenza ci ha donate come compagne di viaggio, perch� ci amassimo a vicenda. Ecco perch� esiste la famiglia, la comunit� in cui vivo, la Chiesa: per darmi la possibilit� di essere amato e di amare.