| Omelia (26-12-2010) |
| don Carlo Occelli |
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Alzati e prendi con te... Un po' particolare quest'anno la Domenica della Santa famiglia di Nazareth. Siamo ancora fermi a ieri, giorno di Natale. Ed è bene così. Continuiamo a lasciare che quella scena ci converta, che quella famiglia ci converta. Con qualche particolare in più. Il quadretto di questa santa famigliola, infatti, è tutt'altro che naiff. Eccoli qui i due ragazzotti innamorati a cui Dio ha sconvolto la vita. Le avventure continuano, no un attimo di pausa, da un'emergenza all'altra. Ecco perché quella famiglia la guardiamo come ad un modello, non perché tutta perfettina, senza guai e gatte da pelare. Hai voglia! Lo sanno bene Maria e Giuseppe quello che hanno passato. Eppure ad ogni passo sanno guardarsi con l'amore di sempre e ricordarsi quelle parole ascoltate più volte: non temere. Non temere Maria, non temere Giuseppe. Non temere amico lettore. Come avevamo visto poco più di una settimana fa', quando si parla di Giuseppe si parla di sogni. IL sogno si insinua nella storia, nei risvolti di una storia complicata, di una storia che l'uomo pensa semplicemente di possedere... ma che rimane sempre nelle mani di Dio. C'è poco da dire, possiamo girarci attorno quanto vogliamo... ma Giuseppe è un gran sognatore. Non fraintendiamoci, non ha la testa tra le nuvole. Non è un romanticone. Eppure si fida di questi sogni. Dio non appare, non parla, non comunica con una letterina. Ma nei sogni di questo singolare neo papà. E lui ci crede, si fida, non molla. Quando Dio entra nella nostra vita è sempre così: comincia a farci sognare. C'è una bella canzone dei Nigrita che dice: "Ho imparato a sognare che non ero bambino... ho imparato a sognare e ho iniziato a sperare... c'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò". Anch'io ho imparato a sognare, è stato Lui ad insegnarmelo. E' stato Gesù che mi ha insegnato a sognare e credo che per molti di noi sia così, no? Dai primi attimi di vocazione, ai momenti più duri e faticosi... è da Lui che abbiamo imparato a sognare! Continuiamo a sognare, a sognare di imparare la nostra fede da questa famiglia, da Giuseppe. I suoi sogni non sono stati per nulla un'assicurazione, non portavano ad una strada sicura e lineare. Un sogno per volta, un passo dopo l'altro, non senza fatica, senza interrogativi... ma con fiducia!!! Alzati e prendi con te... Alzati e prenditi cura di lei, di lui, di ogni uomo. Qui c'è il volto della chiesa amici! Non contiamoci delle cucche. La famiglia di Nazareth fugge in Egitto nella notte, braccati dal timore di Erode! Vi ricorda nessuno? Non c'è più nessuno oggi che fugge nella notte alla ricerca di speranza? Contemplare la famiglia di Nazareth significa passare dal quadretto della famiglia Mulino Bianco, alla vita vera, quella che c'è fuori casa nostra, sull'uscio delle canoniche, oltre le mura vaticane! E' lì il nostro Dio. E' lì che scappa, fugge, braccato ed impaurito. Alziamoci e prendiamoci cura dei nostri fratelli! Di ogni uomo che fugge da qualcosa. Facciamoci prossimi ai fuggitivi di ogni ambiente, perché dai nostri gesti e dai nostri volti, dalle nostre case aperte e dai nostri cuori spalancati, possano sperimentare che significa oggi quella parola non temere! La famiglia di Nazareth ci insegna questo, ce lo mostra. Coraggio, il Natale comincia oggi. Eccolo nelle strade di questo mondo il vero presepe, lì incontreremo ancora Maria e Giuseppe, lì si cela il Bambino... nelle strade storte della storia. Scoviamo questo Bimbo, per adorarlo! Buon Natale! |