Omelia (19-12-2010)
padre Ermes Ronchi
Il sogno di Giuseppe, gesto d'amore

Secondo il Vangelo di Luca l'Annunciazione è fatta a Maria, secon­do Matteo l'angelo parla a Giuseppe. Chi ha ragione? Sovrapponiamo i due Van­geli e scopriamo che l'an­nuncio è fatto alla coppia, allo sposo e alla sposa in­sieme, al giusto e alla vergi­ne innamorati. Dio non ruba spazio alla fa­miglia, la coinvolge tutta; non ferisce l'armonia, cerca invece un sì plurale, che di­venta creativo perché è la somma di due cuori, di mol­ti sogni e moltissima fede.
Dio è all'opera nelle nostre relazioni, parla dentro le fa­miglie, dentro le nostre case, nel dialogo, nel dramma, nella crisi, nei dubbi, negli slanci, nelle oasi di verità e di amore che sottraggono il cuore al deserto.
Maria si trovò incinta, dice Matteo. Sorpresa assoluta della creatura che arriva a concepire l'inconcepibile, il proprio Creatore. Qualcosa che però strazia il cuore di Giuseppe: non volendo ac­cusarla pubblicamente pen­sò di ripudiarla in segreto.
Ma è insoddisfatto della de­cisione presa, perché è in­namorato di Maria, e continua a pensare a lei, presen­te fin dentro i suoi sogni.
Giuseppe, l'uomo dei sogni, non parla mai, ma sa ascol­tare il proprio profondo, i sogni che lo abitano: anzi, l'uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio.
Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Non te­mere, non avere paura, sono le prime parole con cui nel­la Bibbia Dio apre il dialogo con gli uomini: la paura è il contrario della fede, della paternità, del futuro, della libertà. Perché Dio non fa paura; se hai paura, non è da Dio.
Giuseppe prende con sé la madre e il bambino, prefe­risce l'amore per Maria, e per Dio, al suo amor pro­prio. La sua grandezza è a­mare qualcuno più di se stesso, il primato dell'amo­re. Per amore di Maria, sca­va spazio nel suo cuore e accoglie quel bambino non suo. E diventa vero padre di Gesù, anche se non è il ge­nitore. Generare un figlio è facile, ma essergli padre e madre, amarlo, farlo crescere, farlo felice, insegnar­gli il mestiere di uomo, è tut­ta un'altra avventura. Padri e madri si diventa nel corso di tutta la vita.
L'annunciazione ha luogo nelle case. Al tempio Dio preferisce la casa, perché lì si gioca la buona battaglia della vita. Ogni giorno di vi­ta offerto è una annuncia­zione quotidiana. Ogni fi­glio che nasce ci guarda con uno sguardo in cui ci atten­de tutta l'eternità. Dio ci be­nedice ponendoci accanto persone come angeli, an­nunciatori dell'infinito, e talvolta - per i più forti tra noi - ponendoci accanto persone che hanno biso­gno, un enorme bisogno di noi. Ed è così che non ci la­scia vivere senza mistero.