Omelia (26-12-2010)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


Gesù è nato, finalmente, dopo un'attesa carica d'angoscia che tutti noi potremmo cogliere se solo riuscissimo a metterci nei panni di Maria e di Giuseppe. Riscaldato alla meglio, letteralmente avvolto, però, dall'affetto sincero dei più poveri tra i poveri. I poveri non sanno fingere, spesso sono esagerati, danno tutto quello che hanno, non sanno odiare. L'odio di classe è un'invenzione intellettuale e borghese. Anche i sapienti, però, erano venuti ad "adorare" Gesù: uomini in ricerca, perché la cultura, quando è vera, attraversa errabonda viottoli scoscesi per poter cogliere, in ogni dove, un'anima di verità.
I "magi" erano dunque appena partiti quando un "angelo" suggerisce a Giuseppe di prendere Maria e il bambino e di fuggire dal luogo nel quale si erano fermati. Profughi, dunque, ancora una volta. E tanti rischi. Grossi.
E ancora una volta Giuseppe, del quale non rivaluteremo mai abbastanza la figura, di dimostra un uomo solido e docile, fedele alla sua coscienza (la voce dell'angelo?) più che alle Leggi delle Chiese, alla chiamata di Dio più che alla voce degli uomini, allenato a cogliere la voce dello Spirito, più che quello delle istituzioni.
Individualismo ante litteram? Non credo. Credo piuttosto che Dio parli alla nostra intelligenza per illuminare il nostro cammino, da profughi e da pellegrini, nella storia. In questo cammino incontriamo dubbi, fatiche, incertezze, ostacoli, angoscia, nebbie. Ma dobbiamo affrontarlo, senza timori, per portare al sicuro, come ha fatto Giuseppe, le persone che ci sono state affidate.

Traccia per la revisione di vita
• Come concepisco la fedeltà alla chiamata personale di Dio? Come obbedienza tranquillizzante alla Legge o come ascolto attento della mia coscienza attraverso cui Dio mi parla?
• Sono disposto a rischiare, e quanto?, per "portare al sicuro" le persone della mia famiglia, della mia comunità, che mi sono state affidate?

Commento a cura di Luigi Ghia