| Omelia (05-12-2010) |
| mons. Antonio Riboldi |
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Convertitevi, perché Dio è vicino Nel cammino verso il Natale - questo Dono incredibile e meraviglioso che il Padre ci ha fatto, Gesù, uomo tra noi, che condivide tutto di noi, per riportarci come figli a Casa - Dio ci chiede un cambiamento totale. Conosciamo tutti per esperienza come è facile oscurare Dio in noi, fino quasi ad ignorarne la Presenza. A volte la nostra debolezza, che si manifesta nel peccato o in uno stile di vita puramente umana, ma senza la fede che ci eleva a Dio, è simile ad un oscuramento dell'anima. E tutti dovremmo sapere che questa 'tenebrà ci rende insoddisfatti: sentiamo la nostalgia del vero bene e della felicità, ma rischiamo di cercarla là dove c'è solo un pericoloso effimero. Credo che nessuno di noi senta una vocazione all'infelicità. Noi cerchiamo la felicità e la sentiamo come il solo senso del vivere, ma poi ci affidiamo a quello che felice non è. È la solita tentazione che ebbero i nostri progenitori, ingannati da Satana. Ma la vera Gioia, profonda e duratura, dono che Dio ci ha dato creandoci e a cui aspiriamo, chiede che prendiamo le distanze dal male, ogni male, e ci facciamo autori di bene, che non scende mai a compromessi con il male. È questo compromesso con il male - tante volte presente anche in chi ama la gioia di Dio e vorrebbe ricrearla in sé - che la Chiesa oggi con Giovanni Battista ci invita a rompere. L'evangelista Matteo ci presenta la figura di questo grande profeta, precursore di Gesù, che ci invita a tagliare ogni legame con il compromesso con il male. "In quei giorni comparve Giovanni il Battista, a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: 'Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino. Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: 'Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano: e confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel Giordano. Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: 'Razza di vipere!...Fate frutti degni di conversione... Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma Colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno di neanche sciogliere i suoi calzari. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". (Mt. 3, 1-12) Fa davvero impressione la forza e la durezza di Giovanni nel rivolgere l'invito alla conversione. Aveva lasciato alle spalle il suo mondo e si era scelto il deserto, come a prendere le distanze dal nostro mondo lontano da Dio. Il suo invito è perentorio: 'Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino'. Ed aveva ed ha ragione. Non si può entrare nello stile di chi aspira al Regno, portandosi addosso realtà e storture che nulla hanno a che fare con il Cielo. Lo sappiamo tutti come il 'mondo' cerchi di ingannarci, proponendoci 'cosé che ci allontanano dal Regno. Per il nostro bene è urgente e necessario un cambiamento interiore ed è realizzabile se seguiamo la Parola di Dio, volendola accogliere con Gioia, per fare verità. Scrive il nostro Paolo VI: "Sappiamo tutti che la parola 'conversioné indica un senso di cambiamento, di rinnovamento interiore. Ora - ed è ciò che più conta - tale cambiamento non tocca tanto le cose esteriori, le abitudini, le vicende a cui è legata la nostra esistenza, bensì la cosa tanto nostra: il CUORE. E c'è non poco da cambiare dentro di noi: è necessario il rimodellamento della nostra mentalità, avere il coraggio di entrare fin nel segreto della nostra coscienza, dei nostri pensieri e là operare un cambiamento. E allora ci chiediamo, per ottenere tale risultato, cosa fare? Entrare in noi stessi, riflettere sulla nostra persona, acquisire una nozione chiara di quello che siamo, vogliamo e facciamo e alla fine rompere qualche cosa di noi, spezzare questo o quell'elemento, che magari ci è molto caro ed a cui siamo abituati. Ma come si fa a convertirci? Il primo passo consiste nell'ascoltare il richiamo e orientare la nostra mente là da dove parte la voce. La voce è la Parola di Dio, quale eco personale che il Signore suscita nelle nostre anime"... - ed aggiunge un desiderio che ogni sacerdote o vescovo condividerebbe - "Come piacerebbe sostare in conversazione con ciascuna delle persone presenti e chiedere se hanno questa capacità di udito, se ascoltano la Parola di Dio, e con essa quella sete di bontà che è il sospiro che il Padre ci fa udire". (Marzo 1965) Tutto questo potrebbe sembrare difficile, eppure, se siamo onesti con noi stessi, sentiamo davvero una grande nostalgia o desiderio di essere buoni, di spogliarci da tutto ciò che inquina la nostra felicità ed è il male, che ci fa davvero... 'stare male'! Non resta che vivere questo tempo di attesa di Gesù, mettendosi in cammino, come fecero Giuseppe e Maria verso Betlemme e ascoltando, come i pastori, il canto degli Angeli: 'Pace in terra agli uomini che Dio ama'. "In quel giorno - sembra risponderci il profeta Isaia - un germoglio spunterà dal tronco di «Tesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo Spirito del Signore, Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di conoscenza e di timore del Signore". (Is. 11, 1) Se ci guardiamo intorno è facile rintracciare una grande esigenza di 'sapore e nostalgia del Padre'. Ci dà fastidio il 'buio', che è causato dalla scomposta impostazione della nostra vita: 'oscurità'che ci impedisce di vedere al di là della confusione e della inquietudine interiore, per scoprire che c'è Qualcuno che è la vera Luce ed è l'Unico che può dare senso alla nostra vita. L'Avvento, questo Santo Tempo, che ci accosta al Natale, può essere il momento in cui Dio si fa vicino, se lo vogliamo, e ci prende per mano, per ritrovare la Sua Luce, che è Lui stesso! Non resta che, non solo desiderare, ma incamminarci verso la Gioia di Dio che ci viene incontro con il Suo Santo Natale. Ce lo auguriamo tutti. |