| Omelia (05-12-2010) |
| don Roberto Seregni |
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Convertirsi allo stupore E' da diverse ore che non smette di nevicare. Ho un sacco di cose da fare questa mattina, ma non riesco a staccare lo sguardo dalla finestra. Mi piace questo manto bianco che arrotonda gli spigoli, che si adagia leggero quasi chiedendo il permesso. Il cortile dell'oratorio è un unico e compatto tappeto bianco, sugli alberi spogli prendono vita scheletri eleganti e leggeri. No, non ce la faccio. Non resisto. Infilo tuta e scarponi. Mi concedo un ora di cammino. Salgo verso Baruffini, una manciata ordinata di case sulla sponda soliva della Valtellina, sopra Tirano. Dopo pochi minuti di cammino sull'antica mulattiera sono immerso nel silenzio. E la Parola della domanica ritorna sulla labbra a ritmare il cammino. «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Davvero ne abbiamo bisogno, davvero la conversione è una delle urgenze della vita cristiana che non possono ammettere deroghe. Non dobbiamo illuderci di essere a posto, cristiani arrivati, convertiti una volte per tutte. La conversione è un cammino quotidiano, fatto di umiltà, preghiera, cadute e ripartenze. Quello della conversione è lo stato permanente di vita del discepolo che rimane aperto al tocco della mano di Dio. Al centro del Vangelo di questa domenica c'è l'appello forte del Battista. L'asciutta penna di Matteo ce lo descrive in poche battute. Tutto in lui è in tensione verso Gesù. Ogni sua parola e ogni suo gesto sono una freccia puntata in direzione del futuro Rabbì, che non battezzerà con l'acqua del Giordano, ma con lo Spirito Santo e il fuoco. Abbiamo bisogno della parola forte del Battista che ci scuote e ci risveglia. Abbiamo bisogno di confrontarci con la sua attesa, vera, reale, profonda. Ne abbiamo bisogno perché rischiamo di assopirci fra gli sdolcinati e disgustosi travestimenti del finto-Natale dei buoni sentimenti (e delle buone vendite). La voce graffiante del Battista ci ricorda che il Natale verso cui siamo incamminati non è la festa della bontà (o peggio ancora del buonismo). Il centro incandescente da riscoprire in questi giorni è la verità della nostra vita, l'autenticità della nostra attesa e la qualità della nostra fede. Animo fratelli! Lasciamo aperto il cuore al tocco delicato e potente della grazia, impariamo a fermarci, convertiamoci alla stupore, alla semplicità, alla bellezza dell'amore del Dio infinito che viene a farci visita come uomo tra gli uomini. Buona settimana don Roberto [email protected] www.sullatuaparola.wordpress.com |