Omelia (05-12-2010)
padre Gian Franco Scarpitta
Giovanni ci guida e ci sprona

Verrà presto Dio a visitarci e instaurerà un ordine di pace e di salvezza. Questo è il messaggio di novità e di gioia che comunica il profeta Isaia (I Lettura) attraverso immagini metaforiche singolari e convincenti: "Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l'orsa pascoleranno insieme". Ricorsi poetici, fantasiosi e metaforici che tratteggiano quella che potremmo definire la coincidenza degli opposti, l'armonia e la simbiosi fra elementi solitamente contrastati, l'unione e la coesione fra elementi che solitamente convivono nel contrasto e nella dispersione e il recupero di un'armonia che rimanda alla creazione prima del peccato di Adamo, ma che in definitiva descrivono un generale stato di sicurezza e di pace fra gli uomini di cui sarà capace solamente il Signore invitto della gloria, che sta per venire a trovare l'uomo. Il Messia sarà quello di cui si dice "un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici" che farà ingesso nella storia, che porrà fine alle divisioni e alle ostilità debellando ingiustizie, cattiverie e tensioni collettive.
Il Salvatore apportatore di pace e instauratore di un nuovo ordine di convivenza umana è quello che in effetti il popolo di Israele aveva atteso da tempi reconditi, il re di giustizia che avrebbe posto fine al predominio personale prevaricante dei monarchi terreni, i quali in un particolare contesto storico avevano approfittato della loro posizione per gestire esclusivamente i propri interessi; ma è anche il Messia capace di rinnovamento globale fin dall' intimo più profondo del singolo uomo, al quale non è impossibile convincere gli uomini intorno a un retto criterio di vita. La continua belligeranza fra i popoli e i singoli uomini, l'odio e la discriminazione razziale, la violazione della dignità, della libertà e dei diritti degli uomini che generano continui conflitti e la corsa agli armamenti fra le superpotenze, rivendicano la presenza di un Messia Signore che apporti urgentemente novità di vita e sentieri di giudizio e di piena coscienza umana e per questo motivo l'Avvento ci si ripropone come prospettiva attuale di rinnovamento nella perenne visita che Dio realizza nei confronti di ogni uomo che inconsapevolmente lo attende.
Dio nel suo Figlio Gesù Cristo viene a trovarci e si intrattiene con noi, che nel Veniente facciamo esperienza diretta di Dio concependo il suo amore come realtà trasformante nei nostri riguardi e apportatrice di vantaggi duraturi. La consapevolezza di essere amati da Dio coniuga la sua venuta con la nostra attesa, che diventa anche predisposizione e accoglienza: di fronte a Dio che verrà a visitarci noi alimentiamo il fervore e la gioia nell'attenderlo "preparando la sua via e raddrizzando i nostri sentieri" per vedere la sua inequivocabile salvezza appunto perché il Dio che ci si avvicina è ben lungi dal presentarsi con fattezze vendicative e di egemonica coercizione, ma è piuttosto un Dio che dispiega la sua potenza nell'amore e nella misericordia, caratteristiche per le quali preferisce annientare se stesso nelle vesti di un Bambino.
E proprio qui emerge, significativa e roboante, la figura di Giovanni il Battista, di cui lo stesso Isaia aveva parlato nelle sue previsioni. Uomo di aspetto insolito, irsuto e trasandato nel vestire, trascurato nel vitto e lontano dalle consuetudini e dagli usi comuni, che da' l'idea dei profeti dell'Antico Testamento sullo stile di Elia, predica nel deserto la conversione e l'umiltà fondamentale con la quale ciascuno possa riconoscere i propri peccati. Il suo stesso stile di vita e il luogo geografico nel quale Matteo lo vede agire, attesta già la sua preferenza esclusiva per Dio, il primato che egli vuole concedere al Signore scelto come riferimento primario di vita: egli è consapevole in prima persona che è necessaria la scelta radicale e improcrastinabile del Signore, che è indispensabile la fuga dal peccato e l'obiettivo della conversione per la perfezione; la sua figura e il suo messaggio ispireranno non pochi anacoreti e Padri del deserto del primo cristianesimo. Il suo messaggio è un perentorio appello al cambiamento personale della mentalità e dei costumi, al rinnovamento delle vedute e delle impostazioni di pensiero, al mutamento della coscienza che va orientata verso il bene veramente oggettivo. Insomma il suo è un appello che muove l'uomo alla scoperta radicale di Dio e al mutamento di vita nella giustizia sociale in attesa del Messia.
Di fronte al Salvatore non reggono tutte le sicurezze sulle quali ci si potrebbe arroccare, anche quelle che potrebbero avere un fondamento etico e spirituale, e per questo motivo il Battista si pone in atteggiamento di rimprovero nei confronti di coloro che si giustificano: "Abbiamo Dio per Padre": si tratta di una legittimazione vana e inconsistente, che sottende la volontà di non aprirsi al Nuovo e di precludersi alla salvezza piena e reale in nome di una certezza in realtà labile e ormai insufficiente. Solo l'Atteso dalle genti può recare sollievo e salvezza.
Anche il gesto che egli compie trattenendo l'acqua fra le palme delle mani è significativo e radicale: costituisce una novità rispetto alle abluzioni dell'ambiente extrabiblico e predispone ad un'altra novità che conseguirà alla sua presenza. Infatti, nell'ambiente non giudaico e pagano, l'abluzione con acqua indicava semplicemente il passaggio dal sacro al profano, era solo un segno di novità di una condizione; con il battesimo in acqua, Giovanni invece prende atto del sincero pentimento di quanti confessano i loro peccati per ottenere il perdono e l'atto esteriore dell'abluzione corrisponde a una nuova realtà interiore di penitenza e di ravvedimento, quindi di fuga dal peccato per l'attesa speranzosa del Messia salvatore che stava per giungere.
Il battesimo infatti predispone a quello del Cristo, che a sua volta sarà in Spirito Santo e fuoco, ossia ulteriormente trasformante e rinnovatore e oltre che a cancellare il peccato determinerà l'incorporazione allo stesso Cristo nella sua nuova comunità che è la Chiesa.
Giovanni ci invita a convertirci al Signore con assidua radicalità e con sincera volontà di rinnovamento interiore che poi traspaia nelle nostre azioni esteriori e nelle opere a beneficio degli altri; ci incoraggia e ci sprona al mutamento della mentalità e del pensiero, di cui è espressione la stessa figura e il modus vivendi del Battista.
Cercare Dio mentre lui si fa trovare non è una mera banalità o una scelta opzionale fra le tante, ma piuttosto una necessità che sia pure inconsapevolmente noi avvertiamo nella profondità del nostro spirito e che ravvediamo come fautrice di garanzie e di privilegi una volta che l'avremo attuata. Ma Giovanni Battista ci invita a perseguire questo obiettivo come se non dovessimo mai attuarlo, poiché la conversione è un privilegiato atto che impegna per tutta la vita.