Omelia (21-11-2010)
padre Mimmo Castiglione
Premier!

Serve, perciò è Re! Umiliato perdona! Sovrano se autorevole,
se gli è permesso d'esserlo: obbedendogli, ascoltando le sue parole,
sottomettendosi al bene, collaborando nella costruzione.

Illusione pensare di dirigerlo. È lui che conduce.
Il Re il Melekh! Impavido si mette innanzi altero,
e fiero non si lascia imprigionare.


Si conclude l'ascensione, il viaggio,
la salita di Gesù a Gerusalemme, la capitale. In croce!
E tutto quanto successo non è incidente di percorso!
Testimone fedele conclude il progetto, col perdono compie la missione.

La regalità salvatrice di Gesù povero e crocifisso lascia davvero perplessi.
Chi vorrebbe essere suddito di un Re così? Sofferente, fallito, umiliato!
Delusione. Obbrobrio e vergogna come per un malfattore.
Dov'è la gloria, lo splendore dell'Inviato?!
Dov'è il trionfo del Condottiero?
Dove sono le acclamazioni del popolo? Solo invettive!
Dov'è il tripudio? Solo insulti! Eppure?!

È giunta dunque l'ora, il kairós,
il tempo stabilito (della croce). E di nuovo le tentazioni.
Per mettere di nuovo in forse le tre parole del Padre,
che si compiace dell'Eletto, del Diletto.
Si provoca ancora, per l'ultima volta! Per insinuare il dubbio
sulla conclusione del suo programma battesimale.

Come in un grande teatro si assiste ad una tetra ed orrida rappresentazione.
Spettacolo terrificante al quale il popolo partecipa passivamente,
stando a vedere, cercando di capire.
Al contrario dei capi, dei soldati,
e dei due malfattori crocifissi col Signore,
che invece intervengono attivamente nel copione!

Il titolo dell'opera: nell'insegna di legno,
considerata anch'essa impura,
affissa al patibolo a cui è inchiodato il rabbino di Galilea
Gesù di Nazareth, temuto e perciò fatto delinquente,
che proprio in quel luogo si rivela pienamente,
dove nessuno mai si sarebbe aspettato!

Gente comune, capi del popolo, soldati romani.
Ognuno a suo modo reagisce, e non comprendendo inveisce.
Indifferenza, beffa. Violenza e derisione.

Tre le parole di scherno e di disprezzo,
precedute e concluse da due parole di bellezza del Maestro:
Padre perdona loro ... nelle Tue mani consegno ... !

Accanto a Gesù due briganti, anch'essi condannati a morte.
Ribelli zeloti che forse anticipano la loro esecuzione?
Sino alla fine Gesù è solidale con gli ultimi, i disdegnati,
accogliendo il grido e la rabbia di chi non vuol morire.

Ultima tentazione! Ancora sulla filiazione,
sulla necessità della sua morte! Sul lasciar perdere l'amore!
Ed invece solo se non salva se stesso, diventa Salvatore!
L'Innocente rende tutti privi di colpa
se non scende rimanendo in croce!

Nudo, misero e coraggioso, riconosce il proprio peccato,
confessa il mascalzone, divenendo giusto! Primo cittadino del regno!
Preghiera sommessa: richiesta di memoria all'Innocente,
che ravvisa sovrano che accoglie nella sua reggia a braccia aperte,
che martire si dona nel trono della croce. E lo adora!
Ottiene, da chi condivide patendo insieme al delinquente.

Eppure senza colpa, contestato Colui che viene col regno suo.
Comprende il malfattore da come muore, ottenendo salvezza.
E l'Ultimo non indietreggia. Non sfida, non sfoggia.
Regale s'impone sul patibolo, conquistando riverenza.
Inerme. Senza che sia stato necessario l'onore delle armi!
Sino alla fine s'attornia da quanti son stati confinati dal regno!

L'altro invece, che si crede giusto e buono, ancora non cede.
Non vede. Riuscirà alla fine a lasciarsi trattenere?
Ed avere così accesso nel giardino, per tanto tempo chiuso,
ora accessibile, inaugurato da chi nuovamente apre la porta?


Gesù, quanta dignità! Quanto stupore.
Ami la povera gente che ora battendosi il petto
ritorna alla propria fatica con l'amarezza nel cuore.

Perdoni i capi del popolo al quale appartieni,
e che, innocente, ti hanno giudicato colpevole e condannato a morte,
che rifiutano di credere al Dio che soffre
e che ti insultano come il Tentatore.

Tendi la tua mano ai soldati, che dopo averti beffato rendendoti omaggio regale,
vestendoti di porpora e incoronandoti di spine, ti fanno la festa con brindisi d'aceto!
Per tenerti ancora sveglio, desto! E farti soffrire di più.
Come se non bastasse. Come se il calice non fosse ancora colmo!
Ripetendo scimmiottando quanto scritto prima da Pilato.

Esausti ma non ancora sfiniti ed insoddisfatti
ti scaricano rabbia e paura addosso, provocandoti,
deridendoti, maltrattandoti, percuotendoti.
Angherie che sembrano non avere fine.

Forse per tutto quanto subito sei Re?
Per questo tipo di servizio resoci sei sovrano?
Sei regale per aver scelto d'essere l'ultimo
ed il più povero tra i capri espiatori?

Sei forse Re per il sollievo offerto ai sofferenti, ai derelitti ed agli oppressi,
per i bocconi amari ingeriti senza ribellioni, per tutto il sangue sparso,
per fare nuovi i cuori affranti crudeli ed incattiviti,
per come hai continuato ad amare sino alla fine?

O sei Re per il perdono donato, per il paradiso promesso,
per aver accordato prima cittadinanza nel tuo regno ad un ladrone?

Chissà quante volte sono rimbombate dentro le tue orecchie le parole:
scendi, salvati, salvaci! Proprio non scendendo ci hai salvati.
Maestro, come hai fatto a sostenere i tuoi compagni di prigionia?
Con quale fiato li hai incoraggiati in croce?

E poi gli oltraggi e gli sputi e le bestemmie e le maledizioni?!
Chissà quanto dolore scorgere il volto di chi t'ha amato e non è scappato.
E per gli altri che t'hanno invece abbandonato ti dai pensiero?
Soffri? Li vedi da lontano assistere o fuggire?

Oggi! Ancora per l'oggi è la salvezza e non domani.
Nonostante il cattivo tempo, il velo squarciato e la bufera!
Con te c'è sempre futuro!
Per tutto questo, Gesù, ti riconosco Re!


PREGHIERA

Pietà Gesù, per tutte le volte che ti ho gridato di scendere dalla Croce,
ed io con te. Pietà per tutta l'incomprensione e la provocazione.
Pietà per averti rimproverato il tuo modo d'amare,
e per aver giudicato male il tuo perdonare sempre.

Grazie Maestro per come mi hai servito, da Re,
avendo a cuore la mia vita e non i tuoi interessi,
arricchendoti e godendo della mia esistenza,
contento per chi vive e non rinuncia!

Pietà o Padre per tutto il giudizio di condanna avuto nei tuoi confronti,
per averti accusato di indifferenza nei confronti della sofferenza.
Pietà per non aver compreso che ci hai condiviso donandoci tuo figlio.
Pietà per tutte le volte che ti ho accusato di averlo lasciato solo nel dolore.
Invece eri con lui, avvolto dal tuo abbraccio e sostenuto in croce.

Fa o Signore, che nel momento solitario più angosciante,
non mi ribelli e disperato ti bestemmi, ma ti attenda pronto,
certo del tuo perdono, pieno di speranza,
entrando insieme nel luogo dove mi conduci.

Grazie o Papà buono, che vinci il male col bene,
che manifesti onnipotenza con la misericordia ed il perdono.