Omelia (14-11-2010)
don Carlo Occelli
Il fine dell'uomo

Un vangelo particolare quello di questa domenica. Non difficile e neppure facile da decifrare. UN po' lontano dal nostro linguaggio abituale... vediamo un po'!
Un gruppo di amici sta visitando in allegria il tempio di Gerusalemme, ne ammira la grandezza e lo splendore. Pensate che era talmente arricchito da ori e marmi, dice uno storico, che si poteva vedere la sua lucentezza anche da alcuni chilometri.
Doveva essere veramente spettacolare! Si capisce perché fosse per gli ebrei un simbolo così importante.

Negli ultimi tempi ho avute qualche visita in più e mi è capitato di visitare San Pietro con più frequenza. Già quando percorri via della conciliazione entri in una sfera di solennità. Poi il colonnato e finalmente la basilica nella quale ti senti minuscolo ed insieme percepisci la grandezza e la forza della Chiesa.
Siete lì con un gruppo di amici mentre ammirate San Pietro. Arriva un tipo strano, vestito come Gesù!, che si mette ad urlare: "Di tutto questo non sarà lasciata pietra su pietra!!!"
Bastano pochi istanti che il folle viene avvicinato dalle guardie e portato, forse gentilmente, fuori dalla basilica.
Già, solo un matto potrebbe pensare una cosa del genere. Ma ci pensate? Riuscite a pensare alle conseguenza del crollo di San Pietro?
Non ci verrebbe da dire: siamo veramente alla fine?
Così dovettero pensare gli ebrei al tempo del crollo del tempio di Gerusalemme: siamo alla fine.

Che significa tutto questo?
Anzitutto che il Signore Gesù ci mette in guardia da una grande tentazione: identificare la nostra fede con delle strutture. Occhio! Occhio che la nostra religione non si riduca a questo: ostentazione di potere e di forza, di sontuosità e di bellezza, di arte e di ricchezza...
Se anche tutto questo cadesse, la nostra fede no!
Gesù non parla qui di fine del mondo, il centro non è dato dal futuro. Questi eventi come le guerre, le carestie, le pestilenze sono accadute nel passato, nel presente storico di Gesù e nel futuro... che è il nostro presente!!!
Basta che ci guardiamo attorno per disperarci: negli ultimi tempi Haiti, il Cile, il Pakistan... tanto per citare alcuni disastri naturali... il Veneto dei nostri giorni...
E che dire poi dei disastri nelle famiglie, nelle storie personali, nelle vicende che non fanno notizia ma che sono veri e propri calvari...
Siamo dunque alla fine del mondo?
No, Gesù non vuole parlarci tanto della fine del mondo, quanto piuttosto del fine del mondo!
Comprendiamo la differenza?
Lui ci vuole indicare il fine, non la fine.
E il fine è questo Dio che abbiamo imparato a conoscere in questo anno liturgico, un Dio folle d'amore per la sua creatura. Lo ribadisce Gesù con quella battuta "nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto".
Anche se spesso gli eventi della vita sono contraddittori, sembrano negare la presenza divina, Lui c'è. E' accanto a noi, dentro noi! Non siamo preoccupati allora della fine del mondo, quanto sereni e gioiosi che il fine della nostra vita è vivere in comunione con colui che ci ha amati.

Mi pare bello lasciarci guidare in questa settimana dal versetto che leggiamo nell'acclamazione al vangelo: "Risollevatevi ed alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".
Sì, anche questa settimana desideriamo alzare il capo e il nostri sguardo, per saper guardare oltre le macerie e le disgrazie, per farci colmare di quella speranza che nutre il nostro presente. Cristo è risorto e la nostra fede non è per nulla vana!
Camminiamo con perseveranza, con coraggio... l'ultimo versetto del vangelo.
Spirito Santo, datore della vita,
infondi in noi il coraggio di non arrenderci mai di fronte agli ostacoli,
spronaci nel cammino,
sussurraci ancora parole d'amore!