| Omelia (14-11-2010) |
| don Luca Orlando Russo |
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Nemmeno un capello del vostro capo perirà Nel Vangelo di Luca sono presenti due Apocalissi: una prima (17,20-18,8) detta piccola Apocalisse e una seconda (21,5-36), di cui fa parte il brano evangelico di questa 33a domenica del Tempo Ordinario, detta grande Apocalisse. Apocalisse è un termine che a molti richiama l'idea di un immenso disastro, nella tradizione biblica Apocalisse ha il significato di Rivelazione di ciò che è ignoto. Questa chiarificazione ci permette di poter affermare che Gesù desidera "rivelarci" il senso ultimo e definitivo della realtà presente, togliendoci il velo sul fine della nostra storia. Si tratta dell'obiettivo ultimo del nostro camminare in questo mondo. L'uomo dei tempi di Gesù, come dei nostri è sempre preoccupato di sapere "quando" sarà la fine, Gesù sa bene che questa è una domanda che nasce dalla paura. La vera domanda da porsi non è quando sarà la fine, ma qual è il fine della nostra storia, personale e sociale. Proprio perché l'uomo è atterrito dalla morte si interroga continuamente sul quando, ma la paura gli fa perdere di vista la vera domanda. Ecco perché l'uomo è preda di coloro che, facendo leva sulla paura della morte, si presentano a lui per offrirgli false salvezze. E, cosa peggiore, si presentano nel nome di Gesù, ma non ne hanno lo Spirito. L'uomo, alle prese con la paura della morte, va dietro o a chi si presenta con la pretesa di essere il messia e di conoscere il tempo della fine o a chi offre la falsa sicurezza di poter allontanare il momento della fine. Gesù ci mette in guardia e ci invita a fare discernimento, a considerare cioè che guerre, terremoti, carestie e pesti sono sì il segno della presenza del male, dell'apparente potere che esso sembra avere nella realtà di tutti i tempi, ma sono soprattutto un invito alla conversione, un appello a scegliere da che parte stare. Il male, presente in noi e fuori di noi, inevitabilmente fa sentire la sua presenza, ma Dio sa mettere al servizio del bene anche ciò che ai nostri occhi appare come compromesso. Ecco perché il dispiegarsi del male diventa l'occasione preziosa di una testimonianza generosa della sapienza e della forza che viene dal Signore. Proprio quando tutto sembra andare a rotoli, siamo chiamati a confidare e a fare esperienza del dono del Signore, il suo Spirito. È quello il tempo della realizzazione della promessa del Signore: egli è il custode e il difensore della nostra vita. Non c'è motivo per avere paura! Davanti a noi sta la passione di Gesù, anche per lui è venuto il tempo della perseveranza, il tempo non dell'azione, ma della "passione" in cui lasciare al Signore lo spazio per temprarci nella fede e farci il dono di "sperare contro ogni speranza". |