| Omelia (14-11-2010) |
| mons. Roberto Brunelli |
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Coerenti sino alla fine Il vangelo di domenica scorsa parlava della vita oltre questa, cioè della vita eterna; quello di oggi parla del relativo passaggio, prospettando come potrà avvenire. "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze (...) Sarete traditi persino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici". Quando accadranno queste cose? E' la domanda che rivolgono a Gesù, e a noi forse pare di avere la risposta in corso, considerando quanto accade intorno a noi: guerre, attentati, sistematiche violazioni dei diritti umani, calamità naturali, popoli alla fame, epidemie, terribili delitti anche in ambito familiare, prospettive inquietanti sull'equilibrio del pianeta. Si direbbe che la catastrofe incomba su di noi; anche il Vangelo sembra dar ragione agli immancabili profeti di sventura, che preannunciano imminente la fine del mondo. In realtà, considerando bene la storia si vedrebbe che simili cose sono sempre accadute; la differenza rispetto al passato sta nel fatto che, col moltiplicarsi dei mezzi di informazione, oggi si sa, subito e tutto, quanto accade in ogni parte del globo, e il cumulo delle notizie negative soverchia la nostra capacità di recepirle e rispondervi in modo adeguato. E' vero: questo mondo finirà, ma nessuno è in grado di dire quando; chi allo scopo consulta Nostradamus o il calendario Maya o altre cabale invoglia solo a sorridere. Diverso è invece il discorso relativo alla presenza di ciascun uomo in questo mondo: nessuno sa quando esattamente la propria vita finirà; potrebbe essere domani, tra un anno, tra cinquanta o più, ma in ogni caso sarà entro termini non poi lontanissimi. Ed è a "questo" termine che il Vangelo, nel passo di oggi e in tanti altri, intende preparare; per ogni singolo uomo, la fine del mondo è la fine della sua presenza in questo mondo. Certo non sarà facile: potremo essere traditi persino dai parenti, come è riportato sopra, e potremo subire persecuzioni, come - anche se giornali e televisione pare tendano a passarlo sotto silenzio - anche ora avviene ai cristiani in varie parti del mondo (l'attualità richiama quelli dell'Irak, dove più di cinquanta sono stati uccisi in chiesa pochi giorni fa). L'orizzonte del cristiano comprende la possibilità di subire persecuzione: gli esempi non mancano, anche recenti; l'elenco dei martiri del Novecento ne conta forse più dei tanti che segnarono nei primi secoli l' "era dei martiri", senza parlare delle forme incruente ma non meno dolorose di persecuzione date da soprusi, discriminazioni ed emarginazioni. E laddove, come da noi, questo non accade, resta pur sempre l'impegno di testimoniare la fede, vale a dire viverla con coerenza, ogni giorno, sino alla fine. "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime", conclude il brano di oggi; in altre parole, una coerente vita secondo la fede consente di pensare alla "personale" fine del mondo senza angoscia, nella fiducia che essa significhi il passaggio ai cieli nuovi e terre nuove di cui parla l'Apocalisse, tra le braccia del "Padre nostro". Una postilla, non certo con la presunzione di aggiungere qualcosa alla sacra Scrittura. Richiamandone altre pagine, si può ricordare che la coerenza è il modo più efficace dato al cristiano per assicurarsi la vita eterna ma anche, nel contempo, per migliorare questo mondo e questa società di cui si lamenta la decadenza. Chi vive secondo la fede sa come superare la sterilità dei lamenti, sa come darsi da fare. |