| Omelia (12-12-2010) |
| CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
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Commento su Is 35,1-6a.8a.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11 Dobbiamo leggere i brani che ci vengono proposti questa domenica con molta attenzione ed umiltà. E' facile male interpretarli e leggere con il nostro orgoglio un messaggio irragionevole. Il profeta Isaia promette un salvatore che porterà la ricompensa divina: i ciechi vedranno, i sordi sentiranno, lo zoppo salterà. E io? Che promessa è per chi si trova nel dolore e nelle difficoltà? Dove è la mia parte di salvezza e di ricompensa? Anche il Salmo riprende lo stesso tema. L'ho riletto più volte e ogni volta ho trovato qualche cosa di cui "lamentarmi". O non ho ottenuto quanto promesso o il mio nemico non è stato adeguatamente punito e sconfitto. Uno spiraglio di comprensione ci viene dalla lettera di San Giacomo Apostolo: "Siate costanti.... Rinfrancate i cuori.... Non lamentatevi....Sopportate....". Nella sua "esperienza" di Gesù l'Apostolo ha imparato che il premio non è dietro l'angolo, la promessa del Signore non è sempre a portata di mano in questo mondo. E che premio si doveva aspettare Giovanni che dopo aver annunciato il Figlio di Dio, come canna sbattuta dal vento ha avuto come premio e compenso, la prigione e la morte. Eppure Giovanni doveva conoscere bene il "cugino" Gesù, eppure gli manda a chiedere: "Sei davvero tu il Messia?" Non lo ha detto, non sta scritto, ma vien facile immaginare il seguito del discorso: "Perché francamente non è che mi sembri di aver ottenuto grandi risultati, penso di avere dei dubbi ". Eppure Giovanni era tra i più vicini a lui, sapeva chi era e che non era neppure degno di legargli i legacci dei calzari, ma la valutazione umana distrugge promesse e perfino certezze. La risposta di Gesù è illuminante: Non guardare il tuo piccolo mondo, quello che capita a te, il male che ti è vicino, ma guarda i segni che il Signore ti mette a disposizione, il messaggio incredibile di speranza che traspare dai gesti e dalle opere del suo Figlio. Eppure Giovanni, dice Gesù, è il più grande tra gli uomini, ma deve guardare oltre, verso un regno e un premio che non si misura con metro umano. E noi cosa "vogliamo" come premio delle nostre fatiche e delle difficoltà della vita? Alzi la mano chi non ha mai chiesto un "13" o un terno al lotto. E' quello il premio che vogliamo? E' quella la speranza per la nostra vita e per quella dei nostri figli? E nella coppia, che premio mi aspetto dal coniuge e in cambio che dono penso di offrirgli? Per quanto grande possa essere è un premio limitato, umano, foss'anche un diamante di innumerevoli carati. Gesù promette di più e per rendersi credibile accompagna la promessa con segni convincenti. Ma noi non ci facciamo facilmente convincere. Se il coniuge mi ama potrebbe essere che voglia qualcosa da me. E io cosa ci guadagno? Ma è preferibile vincere al superenalotto o guadagnare il paradiso? Perché non rispondiamo mai sinceramente a questa domanda? E la sincerità si misura non nelle sole parole, ma nel fatto di giocare o meno un euro per un premio, tutto e subito, in questo mondo. |