Omelia (31-10-2010) |
padre Mimmo Castiglione |
Niente cuscini sulle sedie! Minuto soffri per il capo altero che s'indigna. Tuo sforzo accettar la morte e vergognarti di tanta umiliazione. Vivere a corte dove regna la rabbia e la rivalsa impera. Distratto sei caduto! Spezzato a tradimento il ramo dallo sguardo amabile di chi del legno ha l'arte! Oggi sono in compagnia di un caro amico, Zaccheo! Capace di scelte coraggiose, con lui ho tanto in comune, certo non il coraggio, ma: l'emarginazione ed il peso del giudizio, la solitudine ed il bisogno di condivisione, la rabbia e la rivalsa, la ricerca dell'immagine e l'albero del potere, l'apparire ed il vuoto, l'essere smarrito senza speranza e l'essere salvato! Manca poco tempo e poca distanza per le palme! Il viaggio verso Gerusalemme s'avvia a conclusione. Tensione! Per fare la volontà del Padre, Gesù passa per Gerico: stazione di transito importante per viaggiatori, pellegrini e commercianti, e per la riscossione del dazio e delle tasse. Il Maestro deve fermarsi in casa del benestante e florido Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco. Tutte e due le cose insieme. Caso disperato! È necessario dunque che il Profeta di Nazareth passi di lì. Per mettere fine alla sua corsa! E soddisfarne la ricerca! Altro cammello da fare entrare nella cruna dell'ago! Ancora una volta parte da Dio l'iniziativa. Il Figlio chiama, s'invita! Sfidando i benpensanti mormoratori. E Zaccheo risponde a tanto interesse accogliendolo con gioia. Organizzando un pranzo in suo onore. Orientamento novello. E dalla conversione un nuovo modo di usare i beni che possiede, facendo la giustizia. S'annuncia la salvezza dunque, a chi, come Abramo, s'è aperto alla fede nel Signore. Ed è ritrovato, come il figlio ch'era andato, come la moneta perduta e come la pecora smarrita. Tante le suggestioni sulle quali riflettere. Ne consideriamo qualcuna. Ascoltiamoci, immergendoci, nel personaggio. Zaccheo vive il limite. Sa di essere stato un problema, un peso. Un diverso! Ha vissuto la discriminazione e l'isolamento, il rifiuto e l'umiliazione. Decide di attuare un progetto, un programma: la rivalsa, rifarsi! E Zaccheo riesce, con la sua intelligenza e furbizia. S'allea col nemico, con i Romani, con il più forte, diventa collaborazionista, scegliendo un mestiere che gli consentirà d'esercitare potere ed essere riverito. Complice l'albero! Esperto nell'arte dell'agilità (per arrampicarsi). Computa le tasse. Ma è solo e soffre. Isolato! Sensibile, quale il progetto su di lui, ora si chiede?! Dall'emarginazione alla solitudine all'autosufficienza. Poi il bisogno d'amore e di comprensione. Rispettato, temuto, ma nessuno gli vuol bene per quello che veramente è e l'accoglie! Passa il Maestro, che sale verso la morte! Lo sguardo l'attende! E lui non più sfidante e sospettoso, fidandosi di chi si compromette, lasciandosi guardare la statura, scende! La conversione inizia dal momento in cui si muove! Ora continua. Quando il Maestro gli parla e s'invita! E poi professando fiducia, restituisce il maltolto! Banchetto. Festa. Prima, durante e dopo! Niente più cuscini sulle sedie, finalmente! Sperimenta gratitudine. Restituisce gioioso. Si percepisce salvato. Si scopre generoso. Tornato a vivere è Zaccheo! Come il figlio che s'era allontanato, dissoluto e poi smarrito. Ricco si credeva, ed invece? Povero e svuotato! La sua realtà? Bassa statura! Come il vuoto che si butta, a perdere: senza valore! Uno sguardo, sì, è bastato! Ed è grazia! C'è voluto davvero poco! Darsi da fare per guardare. Curiosità. Stimolo interiore almeno all'inizio. Necessario poi andare, un po' di movimento. Un albero! Costretto ancora una volta a salire. Come chi sale al tempio per pregare. Quanto basta per essere all'altezza, per sentirsi e mostrarsi normale! Come il Maestro che continuamente ascende! Sguardo rivolto sempre verso l'alto! Lo invita ora a scendere, come lui stesso ha fatto, disceso per piantare la sua tenda, e prendere dimora. Il desiderio innato di trovare. L'istinto di sopravvivenza che non vuol mollare. E la speranza che non vuol cedere a morire. Intanto si continua a mormorare. Si protesta contro il Padre che si preoccupa dei dispersi. Non è una novità! È storia vecchia come il sole! Gesù non se ne cura. Vede oltre, guarda altro! Nel profondo, il meglio, quello che ognuno possiede, anche se celato, e non sempre appare. Per questo motivo si autoinvita, per scoprire! L'incontro è avvenuto. E meno male! Con chi? Con lo smarrito che è stato ritrovato! Ma chi l'avrebbe immaginato?! È contento ora, e vuole risarcire, professando a suo modo la fede: restituire grato secondo la legge quanto illecitamente possiede. Gesù Giudice seduto per giudicare chi è accusato da parte della folla, che non lascia vedere, emette la sentenza assolvendo l'imputato, che recuperato, è di nuovo reintegrato. Riconciliato pone fine al suodisprezzo! Ed è salvato! PREGHIERA Pietà di me Gesù, incapace di entrare in relazione con te. E tu compassionevole permetti che decida io come incontrarti, tu permetti che decida io in che modo conoscerci, obbligandoti a salire sul mio albero, ostentandoti la mia maschera, presentandoti la mia rivalsa, ciò che ho saputo fare nella vita, le mie carte vincenti, il successo raggiunto, le mie credenziali, dove sono riuscito, il potere esercitato. Pietà per tutto il male che la mia rivalsa ha causato. Pietà per tutte le volte che non mi lascio amare per quello che sono. Pietà per il disprezzo che ho di me. Aiutami Gesù ad accogliere il mio limite, ad accettare la mia condizione umana, a lasciarmi visitare da te ed essere in pace. Pietà per lo sfinimento che provo per ostentarti santità, credendo di ricevere così la tua considerazione. Grazie Gesù per aver incrociato duemila anni fa lo sguardo di Zaccheo, perché attraverso la sua vita, hai voluto incontrare anche la mia storia, la mia emarginazione e la mia solitudine. Grazie perché non hai paura di perdere la faccia mangiando con me peccatore, grazie perché non hai paura di perdere l'immagine frequentandomi. Gesù aiutami a non avere paura del giudizio degli altri. Grazie Signore Gesù, perché la tua salvezza è per l'oggi, non dopo, non domani, non in futuro, ma ora! Grazie fratello Zaccheo, generoso amico e compagno di viaggio per il servizio che mi hai reso. |