Omelia (24-10-2010) |
don Roberto Rossi |
L'annuncio del vangelo perché tutti gli uomini lo ascoltino Il vangelo ci presenta il fariseo e il pubblicano e il fariseo, al tempio. L'uomo gonfio, pieno di sé, orgoglioso davanti a Dio e costituitosi giudice del prossimo, nell'illusione di essere a posto e nella presunzione di pensare gli altri, come i cattivi, gli operatori del male. L'uomo umile, che si sente piccolo, peccatore, bisognoso di grazia e di misericordia. Il primo torna a casa con molti peccati in più, il secondo torna giustificato, salvato. La preghiera dell'uno e dell'altro esprime la vita e soprattutto - ma avviene solo nel secondo caso - trasforma la vita. Già il libro del Siracide ci aveva detto che Dio guarda il cuore, non le apparenze che qualcuno vorrebbe mostrare. Dio ascolta l'oppresso, l'orfano e la vedova, esaudisce che lo supplica con umiltà e amore. Nel salmo abbiamo ripetuto più volte: "Il povero grida e il Signore lo ascolta". Il Signore ascolta il povero; e noi ascoltiamo il povero? Ci accorgiamo di lui, lo accogliamo, lo amiamo, lo rispettiamo, lo aiutiamo? Questo già ci apre al discorso missionario. Ma è soprattutto la testimonianza di S. Paolo che vogliamo accogliere. Egli si sente ormai al termine della sua vita e della sua missione. " Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede... Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare avanti l'annuncio del vangelo e tutte le genti lo ascoltassero. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli". Paolo sa che il compito dell'apostolo, della Chiesa, dei cristiani è quello di annunciare il Vangelo a tutte le genti, a tutte le persone, vicine e lontane. Questo la vocazione e la missione di tutti i cristiani, ma ci è testimoniato soprattutto dai Missionari, Sacerdoti, Suore, laici, famiglie che in tante parti del mondo evangelizzano, fanno conoscere il Salvatore del mondo Gesù Cristo, convertono alla fede e aiutano i poveri, essendo questo un segno ben preciso legato all'evangelizzazione. Dobbiamo essere contenti e ringraziare della vitalità delle giovani Chiese del mondo, che sono la speranza della Chiesa intera e dell'umanità. Si tratta di una fede, di una speranza, di una carità che viene proprio dai poveri. Ancora una volta Dio costruisce il suo regno e porta avanti l'opera della salvezza del mondo attraverso i deboli e gli umili. |