Omelia (19-09-2010)
LaParrocchia.it
La scaltrezza

La pericope evangelica di questa domenica ci presenta una situazione a cui noi siamo oramai assuefatti: un uomo disonesto che è chiamato a rendere conto della sua amministrazione. C'è una forma di abitudine (grazie a giornali, telegiornali, internet) a notizie del genere tanto che risulta normale, per la maggior parte, comportarsi in questo modo; l'anormalità è il contrario. Ci sono "amministratori" di questa qualità in qualsiasi ambito della nostra società... perfino nelle nostre parrocchie. A primo acchito verrebbe la voglia di optare per una condanna generale. Il testo del vangelo dice che bisogna intervenire mutuando l'atteggiamento del padrone dell'azienda: rendere conto. Ciò non vuole essere, nel nostro modo di pensare, una resa dei conti, per cui non c'è più niente da fare; ma semplicemente un richiamo a ritornare sulla retta via. Infatti, non c'è stato un licenziamento in tronco. Ma è intercorso un periodo di tempo per "aggiustare" le cose per il futuro.
Dio, e così dovrebbero fare anche gli uomini, non parte mai con l'intenzione di punire, ma sempre con il proposito di recuperare chi è caduto in qualche anomalia durante la gestione di qualcosa. Non bisogna mai puntare direttamente il dito contro le persone, ma occorre aprire le orecchie e dare ascolto ai loro problemi e a tutto ciò che si portano dentro. Si andrà anche verso il licenziamento o la rimozione dall'incarico, ma si è salvata una persona. Non bisogna dimenticare che il contesto precedente ci parla di un Padre che ha usato misericordia verso un Figlio e non intende lasciare sulla porta il Figlio Maggiore. E il contesto successivo è un chiaro invito a desistere da una condotta di vita malvagia. Fare opera di persuasione, vale più dell'applicazione rigorosa della legge. Se Dio ha queste intenzioni, è necessario caratterizzarsi come "figli della luce". Perché ci sia la conversione è opportuno iniziare la fase di passaggio: adoperarsi in tutti i modi per arrivare alla comunione piena con Dio. Anche in questo la pagina evangelica ci offre un valido aiuto: occorre iniziare a ristabilire un equilibrio che dà la possibilità di identificare Dio come il centro della propria vita. Dio e Mammona sono qui messi volutamente in contrasto perché il servizio a mammona coinvolge l'uomo a tal punto da rendergli impossibile il servizio a Dio (Mt 6,24; Lc 19,9.11.13). Mammona è una potenza demoniaca, che innalza i beni di questo mondo a valore assoluto, scorgendo in essi, e non più in Dio, il senso della vita umana. Di fronte a Dio, il denaro è un falso idolo, e il suo uso il culto di un idolo. Questo concetto è avvalorato anche dall'etimologia, per quanto incerta del vocabolo: Solitamente viene tradotta con il termine "ricchezza". Alcuni studiosi hanno suggerito di collegarla alla radice ebraica 'mn (da cui proviene il termine amen) che indica fiducia, affidamento; secondo altri è meglio collegata al termine ebraico "matmon", che significa "tesoro"; altri ancora ritengono possa derivare dall'ebraico mun (provvedere il nutrimento). Il significato dei diversi campi semantici converge comunque nel concetto di sicurezza materiale, infatti il termine nel linguaggio ebraico è un sinonimo di "soldi" (cf. Enciclopedia Wikipedia).
Il vangelo suggerisce che per vedere la Luce occorre uscire da questo vortice che ci fa individuare nelle cose umane la certezza e il fondamento della vita; e compiere un salto qualitativamente significativo: lavorare perché sia Dio il destinatario unico della nostra fede e della nostra fiducia... cominciare a far si che Egli sia il fulcro della nostra quotidianità e di tutta l'esistenza. A mò di inizio si può volgere lo sguardo non solo a quelle che possono essere le nostre necessità, ma porre l'attenzione anche a quelle altrui. In seguito imparare a non godere dei beni di questo mondo con egoismo sfrenato, perché essi sono un dono o un prestito di Dio e noi siamo i gestori... no i padroni. È questa un'esortazione ad essere prudenti, e perfino astuti, amministratori dei propri beni, a favore dei propri fratelli. Condividere i beni non significa perderli, ma prepararsi una dimora gloriosa nell'aldilà. Questo sono solo alcune indicazioni; ma ciascuno deve sentirsi interpellato direttamente dalla Parola di Dio e rispondere all'appello aprendo il cuore e allargando gli orizzonti dell'amore cristiano.
P.S. Per una questione di chiarezza: Gesù non consiglia di imitare il comportamento disonesto dell'amministratore. Ma invita ciascuno a trovare nella vita tutti i mezzi e i metodi leciti per poter conseguire la salvezza. Il cristiano deve essere dinamico.

Felice Domenica!!!