Omelia (19-09-2010) |
don Luca Orlando Russo |
La vera scaltrezza Se qualcuno pensa che essere cristiano significa essere poco avveduti, con la testa altrove, quasi dei cretini, ha preso un grosso abbaglio. Eppure sono in molti a pensarla così, soprattutto da quando K. Marx sentenziò: «La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l'oppio dei popoli». A chi guarda al cristianesimo con queste lenti, il vangelo di oggi sicuramente risulterà indigesto. Vuoi essere un buon credente in Gesù? E allora diventa scaltro, svegliati e datti una mossa! Non si tratta di diventare un imbroglione (quelli ne abbiamo già tanti nelle nostre amministrazioni, soprattutto in quella pubblica), ma di aguzzare l'ingegno nei confronti di quanto, poco o molto, possiedi. E Gesù non sta parlando solo di beni materiali, ma di ogni ricchezza che, per il solo fatto di esistere, tu hai. La scaltrezza sta tutta nell'amministrare bene, nel fare profitto da ciò che hai e ancora di più da ciò che sei. A questo proposito non posso dimenticare dei bellissimi esempi di tante persone che, con la loro sofferenza (era la loro ricchezza), hanno saputo regalare a me e a tanti altri, motivi di speranza contro ogni speranza. Gesù ci vuole buoni amministratori, e sa bene che possiamo esserlo solo se prima prendiamo coscienza di quanto abbiamo ricevuto in dono e siamo consapevoli di quanto necessitiamo dell'Amore. L'amministratore del testo evangelico, lodato dal suo padrone, sa due cose importanti. Primo: ancora per poco può disporre delle ricchezze del suo padrone; secondo: non ha né la forza di zappare né la sfacciataggine di mendicare, ma sa bene che, se non vuole finire per la strada a fare lo straccione, ha bisogno di qualcuno che lo accolga nella sua casa. Mi chiedo: siamo consapevoli che tutto ciò che abbiamo e siamo è una grande ricchezza e soprattutto sappiamo di cosa abbiamo realmente bisogno per investire tutte le nostre ricchezze al fine di ottenerlo? A sentire Gesù è nella condivisione, soprattutto con i poveri, che vanno investite le nostre ricchezze. Sono i poveri che già oggi e ancor di più domani, hanno le chiavi per accedere alla felicità e alla beatitudine. Condividere con loro la nostra vita e i nostri beni è segno di vera scaltrezza, al contrario chiudere il proprio cuore nell'avidità e nella ricerca del potere puntando all'autosufficienza, è segno di grande stoltezza. Buona domenica e buona settimana! |