Omelia (29-08-2010)
padre Ermes Ronchi
L'amore senza calcoli, motore di vita

La gente sta ad osservare Gesù e Gesù osserva gli invitati.
C'è un incrociar­si di sguardi in quella sala che è la me­tafora della vita: conquistare i primi posti, competere, illusi che vivere sia vincere, pre­valere, ottenere il proprio appagamento. Gesù propone un'altra logica: Tu vai a met­terti all'ultimo posto. L'ultimo posto non è un castigo, è il posto di Dio, il posto di Ge­sù, venuto non per essere servito, ma per servire; è il posto di chi ama di più, di chi fa spazio agli altri.
Amico, vieni più su, dirà allora l'ospite. A co­lui che ha scelto di stare in fondo alla sala è riservato questo nome intenso e dolce: a­mico. Amico di Dio e degli altri. L'ha di­mostrato con quel gesto che sembra dire ad ognuno dei commensali: «Tu sei più im­portante di me, prima vieni tu». E così si fa amico di Dio, che eternamente altro non fa' che considerare ogni uomo più importan­te di se stesso. Lo garantisce la Croce di Cri­sto. Quando offri una cena non invitare né amici, né fratelli, né parenti, né vicini ric­chi: belli questi quattro gradini del cuore in festa, quattro segmenti del cerchio caldo degli affetti; non invitarli, perché poi anche loro ti inviteranno e il cerchio si chiude nel­l'eterna illusione del pareggio contabile tra dare e avere. Quando offri una cena invita poveri, storpi, zoppi, ciechi.
Ecco di nuovo quattro gradini che ti portano oltre il cer­chio della famiglia e degli affetti, oltre la gratificazione della reciprocità, che apro­no finestre su di un mondo nuovo: dare in perdita, dare per primo, dare senza con­traccambio. Nel Vangelo il verbo «amare» si traduce sempre con il verbo «dare».
E sarai beato perché non hanno da ricam­biarti.
In questa piccola frase è contenuto il doppio segreto della felicità: essa ha sem­pre a che fare con il dono, non può mai es­sere solitaria. Doni un po' di felicità a qualcuno e subito la riattingi, moltiplicata, dal volto dell'altro.
E sarai beato perché c'è più gioia nel dare che nel ricevere, come molti, come forse tutti abbiamo sperimentato.
E sarai beato perché agisci come agisce Dio, come chi impara l'amore senza calcolo che solo fa ripartire il motore della vita.
Invita i più poveri dei poveri e assicurati che non possano restituirti niente.
Vangelo stra­volgente e contromano, che convoca un altro modo di essere uomini, il coraggio di volare alto, nel cielo di Dio, «il totalmente Altro che viene affinché la storia diventi to­talmente altra da quello che è» (Barth), af­finché la forza giovane del Vangelo sia sem­pre come una breccia di luce.