Omelia (05-09-2010)
don Luciano Sanvito
Calcolando...

Se è vero che la chiamata è un dono, non dobbiamo concludere che noi stiamo allora con le braccia conserte ad aspettare che ci venga donato.

Il compito di ricevere un dono non fatto "a scatola chiusa", ma un dono "vivo" che è il Vangelo, mette all'opera tutto di noi: mente, anima e corpo, con i conseguenti affetti, intenzioni e progetti, per calcolare, su noi stessi, se l'adagiarsi di questo dono sul nostro io sia occasione di vita o di morte per noi, per gli altri e per il dono stesso, che va in fumo...

Ecco il senso del calcolo e del sistemare noi stessi, affinché la discesa del Vangelo sul territorio del nostro io possa avvenire nel modo migliore, per accrescere in noi tutto quelle realtà che ci auguriamo nella vita.
Se il calcolo avviene in modo superficiale, o addirittura viene demandato o dimenticato, ci dice il Vangelo, siamo alla vanificazione del rapporto umano, proprio mentre privilegiamo la parentela, ecludendo però Colui che dona anche alla parentela significato e valore adeguati; oppure, ecco che siamo a costruire cose che non hanno valore oltre la nostra soglia, e cadono appena superano la nostra altezza, e tutto va alla rovina; oppure, siamo incapaci di gestire le battaglie della vita, e veniamo sconfitti, non avendo calcolato bene le nostre possibilità.

Il Vangelo ci invita con responsabilità a calcolare sempre il meglio per noi, eviando i pasticci e le incapacità, mettendoci in pienezza tutto quello che siamo e che abbiamo.
CALCOLARE E' SAPERE SE IN UNA SITUAZIONE CI POSSO STARE.