Omelia (01-08-2010)
padre Ermes Ronchi
Povertà e libertà: i bagagli della vita

Un uomo ricco ha a­vuto un raccolto ab­bondante.
Un particolare mi colpisce: non c'è nessuno attorno a quest'uomo. Nessun nome, nessun volto, nessuno nel­la casa, nessuno nel cuore. Ricco e al centro di un deserto! La ricchezza crea un deserto di relazioni auten­tiche, le cose soffocano gli affetti veri.
Un uomo solo e non felice, perché la felicità dipende da due cose: non può mai essere solitaria e ha a che fare con il dono. Solitario, il cuore si ammala; isolato, muore.
Un uomo che ripete conti­nuamente un unico agget­tivo «mio»: i miei raccolti, i miei magazzini, i miei beni, la mia vita, anima mia. Que­sta ossessione del mio. Le cose dominano il suo futu­ro, la sua vita ruota attorno ad esse.
Vivere così è un lento mori­re. Infatti: «Stolto, questa notte morirai», anzi stai già morendo, hai allevato, hai nutrito la morte dentro di te. L'uomo non vive di solo pane, anzi di solo pane, di sole cose l'uomo muore...
Stolto, dice Gesù, non per­ché cattivo, ma perché po­co intelligente. Ha investito sul prodotto sbagliato, sul denaro e non sull'amore.
La tua vita non dipende dai tuoi beni. Gesù non di­sprezza i beni della terra, quasi volesse disamorarci della vita, offre invece una risposta alla domanda di fe­licità. Il Vangelo dà per scon­tato che la vita umana sia, e non possa non essere, un'incessante ricerca di fe­licità.
Vuoi vita piena, felicità vera? Non andare al mercato del­le cose. Le cose promettono ciò che non possono mantenere. Sposta il tuo de­siderio su altro, desidera dell'altro, un mondo dove l'evidenza non sia: più de­naro è bene, meno denaro è male; un mondo come Dio lo sogna, che «amore e luce ha per confine».
Non dai beni, da che cosa dipende allora la vita? Da tre cose: dalla tua vita interiore, dalle persone accanto a te, da una sorgente che non è in te ma in Dio. E queste tre cose devono essere in comunione, innestate tra loro. Allora sei vivo.
Un giorno un visitatore ar­riva nella cella di un mona­co del deserto. E conver­sando gli domanda: come mai hai così poche cose nel­la tua cella? Un letto, un ta­volo, una sedia, una lampa­da. Il monaco replica: e tu come mai hai solo una sac­ca con te? Ma perché io so­no in viaggio, risponde il vi­sitatore. E il monaco: an­ch'io sono in viaggio.
Fragile e precaria è la vita ma non perché finisce, solo perché sempre incamminata verso un altrove. In questa migrazione verso la vita, povertà e libertà fanno riscoprire la bellezza del mondo e la bontà delle co­se, e come gustarle senza bisogno di possedere.