Omelia (11-07-2010)
don Roberto Seregni
Farsi prossimi

C'è un uomo. Di lui non si sa nulla, se non il suo cammino: da Gerusalemme a Gerico. Un percorso pericoloso, trenta chilometri di strada e mille di dislivello. Su questo cammino l'uomo incontra i briganti, lo spogliano, lo picchiano, lo lasciano mezzo morto.
Così, il Rabbì di Nazareth, introduce uno dei suoi racconti più famosi. Il maestro della legge chiede chi è il suo prossimo, argomento dibattuto tra gli esperti della scrittura. Gesù ribalta il problema. Ciò che conta non è delimitare il confine con chi è prossimo e chi non lo è. La prossimità evangelica non ha steccati, il prossimo non è etichettabile.
Passano un sacerdote e un levita. L'uomo mezzo morto rimane lì. Nessuno dei due si ferma. Nessuno dei due si occupa in nessun modo di lui. Sono il fior fiore della società israelita, eppure passano oltre. Non si dice il motivo per cui proseguono il cammino senza fermarsi. Luca vuole creare un forte contrasto con il terzo personaggio.
Anche il samaritano passa di lì per caso, come il sacerdote e il levita. E' il personaggio a sorpresa, quello con cui gli ascoltatori sono chiamati a confrontarsi, a prendere come modello. E proprio qui sta la novità: non si tratta di un buon giudeo, laico e attento a quel poveretto in fin di vita. Il Rabbì di Nazareth sorprende e fa entrare in scena, come personaggio chiave, un samaritano eretico, peccatore, odiato.
Il racconto di Luca scava a fondo: dove meno te lo aspetti, dove non avresti mai scommesso, né puntato due lire, proprio lì sei invitato a focalizzare il tuo sguardo.
Il samaritano diventa modello dell'amore nelle sue declinazioni più concrete. Non si preoccupa dell'identità dello sventurato, gli si va vicino, gli presta il primo soccorso, si prende cura di lui e lo accompagna alla locanda. Mi piace l'accuratezza con cui Luca descrive le cure e l'attenzione del samaritano. C'è una bellezza profonda in quei piccoli gesti, in quella gratuità che anticipa i bisogni e le necessità del ferito.
"Chi è stato prossimo?", chiede Gesù. Ecco il ribaltamento. Non ci sono steccati o recinti nei quali riconoscere il prossimo; non è questo il problema. Gesù invita ad abbattere le distanze, a farsi prossimi, ad avere cura di chi hai vicino senza stabilire circonferenze di appartenenza o di esclusione.
"Va' e anche tu fa' lo stesso", dice Gesù. Lo dice al dottore della legge, ma pure a te. Coraggio, va', non avere paura! Come il buon samaritano prenditi a cuore le ferite di chi ti sta vicino. Grandi o piccole che siano, ferite del corpo o del cuore, colpevoli o incolpevoli, non passare oltre, non fare finta di non vedere, non dirti che non è compito tuo. Un sorriso, una piccola attenzione, una parola, possono dar vita a prossimità impreviste e inzuppate della presenza di Dio.
Ricorda che l'amore è l'unica ricchezza che si moltiplica donandola e condividendola. Più la spendi e più ne sei ricco. Più la condividi e più i tuoi occhi si fanno attenti a scovare nuovi volti da incrociare e nuovi abbracci da riempire.
Provare per credere.

Buona settimana
don Roberto
robertoseregni@libero.it