Omelia (25-07-2010)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


La vita del cristiano è una tensione continua fra le forze antagoniste del Peccato e della Redenzione, dell'Empietà e della Giustizia, della Tentazione e della Croce.
Il cristiano non sfugge a questa lotta che si svolge al di fuori come al di dentro di sé, ma anzi compie il suo dovere prendendo partito, cercando la sua croce ogni giorno, agendo nella comunità, nella famiglia, ovunque, secondo i suoi principi.
Eppure, le forze che lo ricacciano in basso, che lo vogliono perdere, sono sempre in movimento, la tentazione svolge la sua opera di tarlo della volontà e sovente prevale sulle prime intenzioni.
Ora, il cristiano sa qualcosa di più, sa di non essere solo nella lotta dell'esistenza e che da solo non potrebbe vedere la luce. Egli è cosciente dell'incommensurabile distanza fra sé e Dio, eppure ha il suo referente, ha il Padre a cui si rivolge. Padre, che sei nei cieli.
La preghiera è la forma del dialogo fra l'uomo e Dio. La preghiera è quanto Gesù ci ha lasciato. La preghiera appartiene però all'uomo coraggioso, all'uomo che rischia e si espone, che esce allo scoperto, il che significa nel paradosso cristiano l'uomo che abbandona il suo orgoglio e si fa più piccolo, tanto piccolo quanto un bambino che chiede un pane a suo padre. Il coraggio di chiedere, questo è quanto esige il Signore. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto... chi resta isolato nel suo mondo è sterile, chi si sente sufficiente a se stesso perisce senza lasciare traccia.
Tutti sappiamo quanto può essere difficile bussare ad una porta. Ma il Signore ci rende il compito più agevole, perché ci chiama "figli", e nel rapporto di filiazione la timidezza o il pudore di chiedere restano fuori. Il nostro pane quotidiano è quello che ci viene dal Padre, come quando eravamo bambini al padre domandavamo tutto per sopravvivere.
Abramo, il fedele perfetto, si sente molto ardito nel parlare al suo Signore, ma osa parlare ancora, e ancora, al di là di ogni ragionevolezza, insiste e insiste, prima bastano 50 giusti, poi 40, poi 10 per risparmiare Sodoma... sentiamo come Abramo ci ripensi in continuazione, si arrovelli, e la grandezza della sua intercessione sta nell'umiltà con cui si rivolge al Signore. La sua preghiera porterà frutto, perché Dio distrugge Sodoma ma salva Lot, il giusto.
Così come insistente è l'amico del vangelo di Luca, che nella notte ti sveglia e si fa prestare dei pani, o dei soldi, e scoccia parecchio, ma finalmente ottiene qualcosa per i suoi ospiti.
Il Signore ci fa capire quanto sia vile mettere dei paletti alla preghiera, perché chi segue il raziocinio è fuori dalla misura di Dio, che presuppone invece l'abbandono, il salto confidente nel buio. Lo Spirito Santo sarà dato a coloro che glielo chiedono, a coloro che si mettono alla ricerca per superare il proprio limite nel Perdono di Dio.
Il Perdono di Dio rimane insondabile, ma è la promessa di salvare chi era morto nel peccato e di resuscitarlo insieme al Cristo vivente, che, dice Paolo, ha inchiodato alla croce i peccati dell'uomo vecchio. E se pensiamo al nostro percorso personale, di morte e resurrezione, di caduta e di redenzione, comprendiamo come nel progetto di Dio l'impossibile si fa realtà, il che giustifica il totale affidamento, il Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito...

Per la revisione di vita:
- nel nostro rivolgerci a Dio, abbiamo un chicco del coraggio, dell'umiltà e della perseveranza di Abramo?
- il rapporto con il Signore è quello con un padre buono, Abbà, cui guardiamo con l'animo di un bimbo che attende il suo uovo, oppure è improntato alla diffidenza o al calcolo?
- desideriamo davvero il Perdono di Dio che presuppone la morte dell'uomo vecchio?