Omelia (04-07-2010) |
don Giovanni Berti |
Il ministero dell'accoglienza Clicca qui per la vignetta della settimana. In questi caldi giorni d'estate nei quali sono immerso nei preparativi di campi estivi e grest, nella girandola di cose da fare, di elenchi da compilare, di animatori da coordinare e eventi da organizzare, mi sono chiesto ancora una volta: ma cosa significa per me fare il prete? Chi mi conosce bene e anche chi collabora con me in parrocchia, sa bene che non sono un mostro di organizzazione, e che le grosse organizzazioni mi trovano sempre in ritardo e con un pizzico inconfondibile di caos... Ma questa è la vita della parrocchia, nella quale si intrecciano relazioni e anche tante realtà che non possono che esser prese in mano e guidate anche da me. E oramai, in 17 anni di vita di parrocchia, ho sperimentato come il Signore alla fine non mi ha mai fatto mancare accanto persone fantastiche sia in capacità che in disponibilità, così che la parrocchia continua a vivere con (e nonostante) il mio povero e disorganizzato contributo. Pensando queste cose, mi capita questa domenica di meditare ancora una volta su questo brano del Vangelo: Gesù che invia missionari davanti a se, per preparare il suo passaggio nei villaggi e città. In questa missione ho provato a rivedere il mio ministero, e credo che ogni cristiano può rivedere la propria missione cristiana. Esser cristiani (e per me essere anche prete) significa prima di tutto "essere dei mandati". Quello che sono come cristiano non è una mia iniziativa e basta, ma è Dio all'origine di tutto. Questo un po' mi consola, perché penso che se davvero tutto dipendesse da me, allora si che saremmo nei guai... Ma meno male che non è così. Dentro la mia vocazione cristiana c'è un invio da parte di Gesù. E' l'invio a preparare la sua presenza. E' una bella responsabilità, se ci penso bene. Dal mio modo di fare e di agire, dipende molto di come poi l'altro accoglie Gesù che viene dopo e indipendentemente da me. Se il mio stile di cristiano è l'arroganza economica e il potere che schiaccia, allora Gesù che viene dopo di me non avrà gioco facile nel farsi accettare nel cuore di chi vuole incontrare. Gesù manda i suoi missionari vestiti di semplicità e con l'attenzione di non perdere tempo se non nella cura di chi sta male. Colui che è mandato deve dire (con le parole e con il linguaggio della vita... che talvolta è più eloquente) che il Regno di Dio è presente. Non il regno del male, dell'ingiustizia, della solitudine, dell'arrivismo... ma il regno del bene e dell'Amore. Questo è il regno che annunciamo. In questo vedo il senso del mio ministero come prete, che per vocazione ho ricevuto e che non sono stato io a mettermi in testa. Un caro amico sacerdote anziano, pensando al proprio lungo cammino di pastore di anime, ha sintetizzato così il suo essere prete: "ministero dell'accoglienza" che è il cuore del Vangelo. Clicca qui per lasciare un commento. |