Omelia (23-12-2007)
don Roberto Seregni
Non temere

Cari amici,
indaffarati tra pacchetti e panettoni, la Parola di Dio giunge ancora al nostro cuore per ricordarci il centro di questi giorni santi che hanno cambiato per sempre il corso della storia e del mondo. A volte ci penso e mi sembra tutto così strano e assurdo che mi convinco sempre di più che Dio è veramente grande e che la sua fantasia d'amore supera di gran lunga la nostra immaginazione. Ma ci pensate? Tutta questa festa, tutto questo movimento, tutta questa attesa... per chi? Per un bimbo che nasce in stalla di uno sperduto paese della Giudea. Così è Dio! Fantastico, non vi pare? Ovviamente non parlo della festa degli sprechi e dei vizi, ma di quella sana, quella di chi si ferma e sa festeggiare per il vero Festeggiato! Ritorneremo su questo tema per la meditazione di Natale, perché oggi dobbiamo puntare la nostra attenzione su Giuseppe di Nazareth.
Mi piace pensare che il buon Dio, tra tutte le infine possibilità che aveva a sua disposizione, abbia scelto uno come Giuseppe per essere il padre terreno di suo figlio. Mi piace perché ci fa scoprire che per essere collaboratori del progetto di salvezza di Dio non serve un dottorato in teologia o un premio Nobel, ma serve un cuore grande come quello di Giuseppe. Un cuore pronto ad accogliere lo stravolgimento dei propri piani, agile nel rinunciare ad essere l'architetto della propria vita e a non pretendere che tutto sia sempre sotto controllo.
Nel brano del Vangelo Giuseppe viene presentato come "giusto". Penso che questa sua giustizia non stia tanto nella rigida osservanza della Legge che autorizzava il divorzio in caso di adulterio, quanto nel suo non voler farsi passare per il padre del bambino, il Figlio di Dio. Giuseppe scopre un piano, un progetto superiore a quello del matrimonio che si sta preparando a vivere con Maria, ed è per questo che vuole delicatamente ritirarsi da quella vicenda inondata dalla presenza di Dio.
Ma l'angelo ha per Giuseppe le stesse parole che furono per Maria: "Non temere". Non dobbiamo leggere questo invito come una rassicurazione divina al promesso sposo che si sente tradito dalla sua amata. Il messaggero divino invita Giuseppe ad entrare nel progetto di Dio per introdurre Gesù nella stirpe di Davide secondo la promessa che troviamo in Isaia.
Mi piace pensare che la storia di coppia di Maria e Giuseppe sia iniziata dentro questo identico invito: "Non temere". Dio, prima di affidare una missione, invita alla fiducia, all'abbandono al suo progetto di salvezza. Penso che questo invito sia anche per tutti noi. Oggi, adesso, dentro la nostra vita monotona o frullata dagli eventi, Dio ci invita a non temere! Non temere di stare vicino a tuo figlio che non capisci più. Non temere di giocarti in una rinnovata fedeltà nell'amore coniugale. Non temere di prenderti cura di tuo suocero. Non temere di lasciarti conoscere nella verità da tuo marito. Non temere di stare vicino a tua madre che sta male. Non temere di dire tutta la verità a colui che ami. Non temere, perché io sono con te, dice il Signore.

Don Roberto