Omelia (15-06-2008) |
mons. Roberto Brunelli |
Ricomincio da dodici L'esattore delle tasse al centro dello "scandaloso" episodio di domenica scorsa torna nel brano evangelico di oggi, incluso nell'elenco dei dodici uomini che Gesù sceglie tra i discepoli, per affidare loro un incarico particolare. Anche raccogliendo tutte le notizie sparse nei vangeli, della gran parte dei dodici si sa poco; quanto basta però a ritenerli una compagnia eterogenea. Oltre all'ormai ex esattore delle tasse, ne fanno parte umili lavoratori, come i quattro soci di una cooperativa di pescatori (Simone poi chiamato Pietro, suo fratello Andrea e i due fratelli Giacomo e Giovanni) e uno, o forse due, già del partito degli zeloti (i più decisi avversari dei Romani occupanti, che combattevano anche con le armi): quello certo è Simone il Cananeo; l'altro è il poi traditore Giuda, denominato Iscariota, che può significare semplicemente "uomo (del villaggio) di Keriot" ma anche "sicario", cioè appunto zelota. Dei dodici, due, Andrea e Filippo, portano nomi greci e probabilmente parlano il greco; almeno altri due, Matteo e Giovanni, sono in possesso di un bagaglio culturale non comune, se hanno poi scritto i rispettivi vangeli. Queste e altre particolarità, tuttavia, non cancellano un dato che li accomuna: i prescelti sono tutti ebrei, e il loro numero non è casuale. Dodici erano i figli di Giacobbe, capostipiti delle tribù componenti il popolo d'Israele. Al tempo di Gesù, dopo i disastri dei secoli precedenti, esse si erano ridotte alla sola tribù di Giuda (con qualche esponente delle tribù di Beniamino e di Levi); scegliendo dodici uomini, è come se Gesù volesse ricominciare da capo. Egli è il punto di snodo tra passato e futuro: realizza le promesse ripetute nei secoli al popolo d'Israele, e così dà inizio a una nuova fase della storia. Ai dodici dà il nome di apostoli, cioè inviati, e li invia ad annunciare proprio questo: dapprima al popolo delle promesse, come risulta dal brano evangelico di oggi, ma poi anche a tutti gli altri, come risulta chiaramente dal comando dato loro prima di salire al cielo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Ovviamente non è neppure pensabile che i dodici potessero personalmente ammaestrare e battezzare tutte le nazioni: essi hanno incaricato altri di proseguire l'opera dopo di loro, i quali hanno incaricato altri ancora, e così via, costituendo una catena che si allunga nei secoli. I continuatori degli apostoli sono i vescovi, spina dorsale della Chiesa che è l'insieme di quanti, ammaestrati sugli insegnamenti di Gesù, hanno ricevuto il battesimo. Per questo si dice nel Credo che la Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica: così Gesù l'ha voluta, basata su quel gruppetto eterogeneo di dodici uomini, con i quali ha dato il via a un mondo nuovo. E non importa se essi erano limitati, di cultura, di intelligenza, di coraggio (uno ha tradito il Maestro, uno l'ha rinnegato tre volte, gli altri di fronte alla prova se la sono data a gambe: ai piedi della croce, dei dodici c'era il solo Giovanni). Non importa se i loro successori nei secoli non si sono dimostrati all'altezza della loro missione. Anzi, proprio i loro limiti attestano che se la Chiesa sta in piedi non è perché la reggano uomini di superiori qualità, ma perché dietro gli apostoli e i loro successori c'è sempre Chi ha assicurato: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Ricomincio da dodici, sembra dire Gesù, ma a tenerli in piedi sono sempre io. |