Omelia (29-07-2007) |
don Ezio Stermieri |
il ruolo del cristiano Che missione ha il cristiano, in quanto cristiano, nella società? In quanto uomo, cittadino, lavoratore... ha i doveri di tutti ma come cristiano ha quello della preghiera: insegnaci a pregare! E non è semplicisticamente dire delle formule ma leggere la vita, la realtà davanti a Dio con tutti quegli atteggiamenti che Gesù cosi bene spiega ai discepoli (vangelo) e che potremmo riassumere con il salmo: se non è il Signore che costruisce la casa, invano si arrabattano i costruttori. Siamo all'atteggiamento consapevole che Dio ci è necessario. La preghiera del Cristiano è la preghiera di Abramo che impegna se stesso perché la città non muoia. Non si rassegna di fronte ad una mentalità, cultura, etica che prescinde da Dio o lo intende come antagonista e negatore della libertà dell'uomo. Non si dà per vinto che anche dentro a tanto male non ci sia qualche seme di bene, qualcuno di buona volontà. E siamo davanti a Dio che, nonostante le apparenze, vince con il bene. Con Dio l'uomo ha un futuro. Dio ha posto il credente come segno e seme fecondo di benedizione che parla, prega con Lui e pone se stesso, il proprio impegno perché il bene che è in ogni uomo emerga e salvi. Abramo, il credente, prega perché ha fiducia in Dio e nell'uomo, senza fede non si prega e non si ama e la legge, l'etica della società è "si salvi chi può. Ognuno per sé"; la solidarietà è morta. L'atteggiamento del cristiano invece nasce dalla consapevolezza cosi ben espressa da Paolo: "Con Cristo Dio ha dato vita anche a voi, morti per i vostri peccati... annullando il documento scritto del nostro debito... inchiodandolo alla Croce." Ancora una volta la missione del cristiano si impara da Gesù Cristo, il Figlio che facendosi carico della nostra croce, del nostro fallimento, debito, peccato, morte, dice (prega!) al Padre di non tener conto del male, ma dell'averci creati "molto buoni" e dimostra questa fiducia nell'uomo: che se solo si mette di fronte al concreto amore di Dio ritorna capace di bene. Quante norme educative e formative si potrebbero ricavare nel difficile compito di orientare al bene. Quanti nuovi modi di leggere lo stesso giornale con i suoi scandalismi, la vita privata e pubblica con i suoi fallimenti. Quanto diventa importante la presenza del cristiano nella vita pubblica sociale, famigliare perché l'uomo non si adagi sulle sue negatività chiamandole "libertà" ma perché dunque diventi "segno" di bene e di libertà nel fare il bene: Collaboratore della salvezza. Ma solo la preghiera apre questi orizzonti. Chi oserebbe, oggi, affermare che la missione, il ruolo di un cristiano nella società è la preghiera!? Bisognerebbe avere il coraggio di sopportare il ruolo di chi non si sarebbe accorto che da due secoli almeno è stata decretata la fine del pregare e l'avvento dell'agire, la verità della prassi, la minorilità della religione, la sfida della scienza contro lo sporco più sporco... Insomma, bisognerebbe non sapere l'abc del pensiero nuovo: o Dio o l'uomo. Ed invece il ruolo del cristiano è la preghiera. E certo non identificabile con formule ripetitive. Quella di Abramo, il padre di ogni credente che impegna se stesso perché la città non muoia strangolata dal suo stesso egoismo, edonismo, materialismo. Quella del cristiano che chiede a Gesù: insegnaci a pregare! A Colui che è venuto non per insegnarci nuove liturgie, filosofie, etiche del "distacco dal mondo", dell'alienazione del "sacro" ma che ha fondato la sua missione storica di Figlio nella verità: così Dio ha amato il mondo da dare il suo Figlio perché abbiano la vita, e in abbondanza. La preghiera della Chiesa consapevole di essere stata amata e riscattata. Chiede per il mondo intero lo stesso dono |