Omelia (05-08-2007) |
don Ezio Stermieri |
guarire dall'avere Buona parte della vita si passa a discutere della "roba". Si comincia da piccoli a dire: è mio! E si continua con l'età dell'amore a pensarla in termini di possesso. Ci si divide sulle eredità e quasi tutto è valutato in termini economici: la cultura, la politica, la salute, gli affetti. La domanda è sempre la stessa: quanto rende? A questa ansia dell'avere, il saggio della Bibbia risponde mettendo in collegamento con un'altra sensazione esistenziale: tutto sfugge, tutto è inconsistente, tutto è vanità, nebbia, "hebel". Uno lavora tanto per lasciare ad un altro che non avendo sperimentato la fatica, sciupa e sperpera; uno si affanna, si rovina i sentimenti, affronta dolori e preoccupazioni, non riposa neppure di notte ma non può evitare di lasciare il tutto perché l'uomo ha la vita ma non ne è padrone. Nessuna cosa riempie il vuoto dell'uomo perché solo Colui che ci ha dato la vita può esserne la ragione e l'appagamento. Anche Gesù, a chi ne vorrebbe fare un giudice di giustizie terrene e mondane, risponde: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia" e racconta di quel tale, che potrebbe essere ognuno di noi, che passa l'intera esistenza per un domani "sicuro" quando di sicuro c'è solo il dover lasciare tutto. E allora? Il Vangelo ci suggerisce disimpegno? Vivere alla giornata? Diventare refrattari e disimpegnati ad ogni miglioramento? Gesù parla di un arricchirsi; parla dunque di impegno, ma "davanti a Dio". E questo ci avverte di non mettere il cuore, la serenità nell'andamento delle cose e fa di Dio il punto di arrivo, il premio, la ragione dell'esistenza perché "per Lui" la vita vissuta è realizzata. Oggi invece si nota come una parte della società vive come se tutto dipendesse da questa vita dimenticando che siamo "pellegrini" e una parte, in reazione, non tiene conto della vita stessa e la spreca. Niente sembra avere valore, tutto è vissuto superficialmente in una filosofia dell'attimo fuggente da spremere. Ecco la novità cristiana da immettere nella nevrosi di oggi: "Cercate le cose di lassù". La vita acquista valore se guardata dal suo punto finale che non è la morte ma la manifestazione di Cristo che dà valore e rivela effimero ogni momento, situazione, scelta, orientamento della vita. Ne consegue un dovere educativo di una generazione verso la successiva: "Non mentitevi gli uni gli altri". Buona parte degli atteggiamenti nasce da una buona o cattiva educazione nel valutare ciò che è necessario, costruttivo, permanente. Si tratta di imparare a valutare, dice l'apostolo, non per quanto uno la sa lunga (greco!), appartiene ad una tradizione, classe, razza (Giudeo), a quanto uno ha, sa, può... ma all'uomo che è in ognuno, a quell'umanità che rende bello il sapere, il costruire, il progettare perché in Cristo, tutto ciò che è autenticamente umano è redento, salvato, introdotto nell'eternità della stessa vita. |